Recensione: Sabbie mobili. Tre settimane per capire un giorno, di Malin Persson Giolito

Titolo: Sabbie mobili. Tre settimane per capire un giorno
Autore: Malin Persson Giolito
Editore: Salani
Pagine: 449
Anno di pubblicazione: 2018
Prezzo copertina: 16,90 €


Recensione a cura di Marika Bovenzi

La Salani Editore non poteva farci regalo migliore del thriller accattivante e profondo intitolato Sabbie mobili. Tutto è ambientato ai nostri giorni in una Svezia dabbene e accessibile a pochi. Una società elitaria dalla doppia facciata sempre attenta all’opinione pubblica e all’apparenza. Questo spaccato sociale non può che dare i natali a persone dalla dubbia moralità e a ragazzi il cui scopo principale è quello di creare baldoria e dimostrare al mondo quanto i soldi facciano la potenza. Ed è proprio con questo

sentimento di onnipotenza che l’oblio ha inizio. 

In un liceo per elitari, ha luogo una sparatoria che porta alla morte cinque persone, tra cui Sebastian Fagerman, figlio dell’imprenditore più ricco di Svezia, e Amanda, una ragazza per bene proveniente da una famiglia agiata. Entrambi avevano dei legami con Maja Norberg, una studentessa modello, nonché ragazza più popolare della scuola e unica sopravvissuta al massacro. E proprio questa sua sopravvivenza e questo forte desiderio di vita la porta ad essere accusata di aver orchestrato la strage e di essere una colpevole. L’autrice con grande maestria divide il libro in un vero e proprio processo intervallato dai racconti di Maja riguardo alla sua vita scolastica fatta di popolarità, arrivismo e finzione; della sua storia con Sebastian, una relazione malata e ossessiva fatta di eccessi e oscuri segreti; delle feste assurde e sfrenate a cui partecipava con il fidanzato; e della piega ribelle, incosciente, morbosa e asfissiante che aveva preso la sua esistenza.

Durante tutto il romanzo, la voce narrante è quella di Maja, una ragazza che come un narratore esterno racconta le sue vicende con distacco, freddezza e una lucidità da far paura. Inoltre il ritmo con cui trasporta il lettore attraverso la storia è lento, ma non noioso e da vita ad uno stile un po’ complesso e ad un linguaggio articolato. Personalmente, credo che il punto forte del romanzo sia proprio la protagonista: una figura apparentemente algida, scostante e diffidente che durante tutto il processo non mostra segni di cedimento e ha quasi quell’aria da risoluta rassegnazione; mentre alla fine lascia intravedere una persona fragile, insicura, ma desiderosa di sopravvivere, di vivere un’esistenza diversa e pianificare un futuro come ogni altra persona della sua età. La cosa che invece mi ha colpita di più è stata la completa opposizione familiare: Maja viene abbandonata a se stessa e i suoi genitori non fanno altro che pensare alle apparenze, a ripulire il nome della famiglia e a cercare di mitigare possibili notizie su quella figlia ribelle di cui farebbero volentieri a meno per averli trascinati in un vortice mediatico negativo. Non mancano poi tematiche forti alla base dell’intero scritto: il desiderio umano di sopravvivere alle catastrofi, figure genitoriali discutibili, una società ferrea e giudiziosa; i pregiudizi locali; i lati oscuri dell’adolescenza; e l’indifferenza sociale difronte a gravi problemi giovanili. In conclusione è un romanzo che consiglio a tutti gli appassionati del noir e a chi ha voglia di immergersi in un caso davvero eclatante.

Malin Persson Giolito
L'AUTRICE
Malin Persson Giolito (Stoccolma 1969) è una scrittrice svedese. Ha lavorato come avvocato per il più grande studio legale scandinavo ed è un funzionario della Commissione Europea a Bruxelles, dove vive con il marito e le tre figlie. Sabbie mobili. Tre settimnane per capire un giorno è il suo terzo romanzo e ha riscosso un enorme successo vendendo più di 300.000 copie in Svezia. Ha vinto diversi premi, tra cui il Best Crime Novel 2016, il Glass Key Award 2017 e il Prix du Polar Européen 2018.

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