Concorso letterario "Racconti di Natale": "Il trenino dei sogni natalizi", di Fabiola Falcone


"IL TRENINO DEI SOGNI NATALIZI" di Fabiola Falcone

Come tutti gli anni, arrivò la prima ondata di letterine.

"Cellulari, computer, videogames", borbottò Felix, "anche questo Natale la stessa storia!".

"Io neanche mi ricordo come si costruisce un trenino!", disse un altro folletto, " sono stanco di regalare questi robottini”.

“Avete ragione”, rispose Birberina, “ora i bambini si chiudono in una stanza con il loro apparato tecnologico e rimangono così tutto il pomeriggio”.

Mentre sistemava le letterine nei vari scompartimenti, aggiunse Felix, "i bambini di oggi non giocano più, non sognano più. Non dovremmo regalargli questi apparecchi!”.

Campanellino, che stava ascoltando tutto, rispose di repente "Felix, sai che è proibito! Dobbiamo sempre rispettare i desideri dei bambini! Non sia mai ce ne capiti uno infelice, a Natale!”.

“Felice?”, rispose lui, “dimmi l'ultimo Natale che hai visto un bambino davvero felice... ti ricordi quando ci chiedevano una corda per saltate e le risate che si facevano con gli amici? Tutto questo sembra che non esisti più”, e, tra sé e sé, si ripeteva “Ci deve essere una soluzione!”.

Prese posto a sedere sopra un ramo del grande abete natalizio e, osservando le stelle, cominciò a riflettere; finché non gridò: "Mi è venuta un’idea! Forza, venite qui ad ascoltarmi!".
Tutti i folletti si diressero verso l’albero e Felix cominciò a spiegare il suo piano: “Stanotte prenderemo il treno dei sogni e entreremo nei sogni dei bambini affinché viaggino con noi fino alle valli del passato. Là potranno giocare tra di loro con i soldatini e le bambole, potranno saltare le staccionate e dondolarsi sulle altalene!”

Campanellino gli rispose, "non funzionerà, nessuno più fa queste cose!”.

“Vedrai!” disse Felix e tutti gli altri folletti, colpiti dalla sua determinazione, decisero di appoggiarlo.
Ognuno di loro avrebbe radunato dieci o quindici bambini della stessa nazione e gli avrebbero portati a giocare nella valle.

Purtroppo, però, quella notte le stelle erano opache e i vari trenini dei sogni sbagliarono direzione: quindi, per errore, in ogni vagone c'erano dieci o quindici bambini, ognuno di una nazionalità diversa.

"Nessuno parla la stessa lingua e non possono neanche comunicare tra loro!", disse uno dei folletti.

"Ecco, tontolone, guarda cosa hai combinato! Questo sogno si trasformerà in un incubo e, appena lo scoprirà Babbo Natale, sicuramente ci manderà nel reparto tecnologia per i prossimi centocinquanta Natali", gli disse Campanellino.

"No, sei tu che dovevi controllare la rotta! Era il tuo compito" rispose Felix, sconfortato.

Mentre i due folletti discutevano, Birberina chiamo l'attenzione di tutti “Guardate!”, gridò con stupore.

I bambini, seppure non potessero parlare, stavano inventando i giochi più disparati, comunicavano a gesti e, attraverso disegni, si mostravano a vicenda i luoghi da dove provenivano.

I trenini erano pieni di allegria e volti sorridenti e, prima dell'alba, tutti i bambini furono riaccompagnati nei loro letti in attesa di un dolce risveglio.

Nonostante non erano riusciti a fare in tempo a insegnargli i giochi del passato, tutti i folletti andarono a dormire soddisfatti. 

Al sorgere della luna, furono svegliati dalla voce di Babbo Natale, "Non posso crederci! Non riesco a capire cosa sia successo!”

Campanellino, che dormiva accanto a Felix, gli disse: “Siamo nei guai, lo sapevo io che non dovevamo intrometterci.”

“Qualcuno mi sa spiegare questo?” disse Babbo Natale, mostrando il nuovo carico di lettere.

Felix presa la parola: “è colpa mia, pensavo che sarebbe stata una buona idea, ma...”

“È meraviglioso! Erano natali che non ricevevo lettere così belle", lo interruppe Babbo Natale.

Tutti i folletti, incuriositi, si avvicinarono agli scritti e con immensa sorpresa, videro che non c'erano più videogiochi ma:

"Vorrei fare un corso di cinese!"
"voglio andare a vedere le cascate del Niagara."
“Vorrei che Zambai e tutti i suoi fratelli possano celebrare il Natale con una tavola imbandita come la nostra".

"Forza, dobbiamo metterci al lavoro, il Natale è alle porte..." disse, sorridendo Felix.

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