Concorso letterario "Racconti di Natale": "Così lontani, così vicini", di Irene Giuliani

"COSI' LONTANI, COSI' VICINI" di Irene Giuliani

Andare a visitare i mercatini di Natale in centro a Milano era una tradizione: siccome abitava in campagna, da piccola le sembrava quasi un’avventura prendere la metropolitana. Nel suo paesino, che distava circa venti minuti dalla grande metropoli, passavano raramente gli autobus e quindi gli spostamenti con i mezzi pubblici erano poco frequenti. Una volta usciti dalla metropolitana si poteva osservare un sorriso di meraviglia e stupore comparirle sul viso nell'ammirare il grande Duomo, le luci e la galleria. E quante persone! 

Il sorriso di meraviglia non era cambiato, ma l’annuale giro in centro per l’occasione aveva assunto una nota dolce-amara, crescendo. Sospirò e una nuvoletta di fumo uscì dalla sua bocca per via del freddo. Non nevicava quel pomeriggio, ma il sole faticava a farsi breccia fra la coltre di nuvole. La neve era soffice sotto gli stivali che lei aveva deciso di indossare per quel giro in centro ed il rumore di ogni passo sembrava un lento masticare. Continuava a sfregarsi le mani e aveva la punta del naso rossa che spuntava dalla sciarpa color arancione. Il gelo intorpidiva le dita e allo stesso tempo sembrava fare andare a fuoco la pelle.
“Avrei dovuto portare i guanti”, pensò, infilandosi le mani nelle tasche del giaccone. 

I suoi genitori erano poco più avanti, la mamma che teneva a braccetto il marito mentre con l’altra mano indicava uno stand con dei cappellini fatti a maglia davvero adorabili. La soglia di sopportazione di suo padre per quanto riguardava il “giretto ai mercatini” era molto bassa, ma non c’era prezzo nel vedere la moglie contenta. 

La ragazza si guardò attorno, il viso illuminato dalle luci. Prese il cellulare dalla tasca e vide che non le era arrivato ancora nessun messaggio. Si arrotolò una ciocca di capelli con fare nervoso. 

Con gli anni era diventato difficile mantenere la stessa gioia e felicità di quando era bambina. Durante i suoi anni da teenager, osservare le coppie in centro, ragazzi della sua stessa età, tenersi per mano e camminare insieme stretti stretti, magari scambiarsi un bacio...faceva male. Lei, che in amore aveva avuto solo delusioni e non aveva mai avuto un ragazzo. Le si stringeva il cuore a vedere i sorrisi di quelle coppie e cercava con tutte le forze di ricacciare indietro le lacrime amare. 
Si sentiva stupida: aveva una bella famiglia, buoni amici, andava bene a scuola... cosa poteva desiderare di più? 

“Qualcuno da amare”, pensava amaramente. Era facile mettere una maschera per far finta che tutto andasse bene, maschera che veniva buttata ogni notte a fine giornata, quando si ritrovava a piangere sul suo cuscino chiedendosi il perché di quella solitudine, cercando di capire se ci fosse qualcosa di sbagliato in lei.

“Sei una ragazza carina e intelligente”, le dicevano, “di sicuro avrai un sacco di ragazzi che ti fanno la corte!” 
“Sbagli nel voler cercare a tutti costi un ragazzo, l’amore arriverà quando meno te lo aspetti!”, le ripetevano le sue amiche. 

Forse era la sua timidezza che metteva le persone in soggezione: più di una volta le era stato detto che appariva come una snob per via della sua eccessiva riservatezza. Una volta all'università aveva cercato di essere più socievole e intraprendente, ma non c’erano stati molti miglioramenti. 

Fino a quando non aveva incontrato Lui, tre anni prima.

Per le persone timide come lei era difficile stringere amicizie, per quel motivo si era rifugiata nei blog su Internet. Aveva da poco scoperto un sito nel quale si poteva scrivere ad un pen pal, letteralmente un “amico di penna”. Voleva migliorare il suo inglese e quale modo migliore per farsi nuovi amici e allenarsi con una lingua straniera se non iscriversi a questo programma?

Il loro abbinamento era stato totalmente casuale: lei aveva controllato almeno cento volte che non ci fossero errori grammaticali nella sua e-mail, per evitare di fare brutte figure. Nella lettera si era presentata, aveva descritto i suoi interessi, parlato della sua famiglia…un’introduzione abbastanza semplice. Era rimasta sorpresa quando lui le aveva risposto quasi dieci minuti dopo. Si complimentava con il suo inglese e a sua volta si era presentato. Presto notarono di avere molte cose in comune ed era così facile aprirsi l’uno con l’altra! Aveva sempre pensato di essere una ragazza abbastanza comune, e si sorprendeva di come questo ragazzo se interessasse tanto alle sue passioni e ai suoi hobby, o semplicemente volesse sapere come fosse andata la sua giornata. Per evitare spiacevoli sorprese (sentiva le notizie al telegiornale, non era così ingenua), aveva voluto fare una video-chiamata per potersi finalmente vedere. Furono entrambi sollevati di costatare che le loro e-mail non erano basate su informazioni false. Dopo un leggero imbarazzo iniziale, comunicare a faccia a faccia (o meglio, a schermo a schermo) era diventato facile quanto mandarsi un messaggio.

In breve tempo diventarono grandi amici: si raccontavano le loro giornate, guardavano film insieme, ridevano per delle sciocchezze e cercavano di insegnarsi a vicenda l’uno la lingua dell’altro. Sebbene ci fossero il fuso orario e migliaia di chilometri a dividerli, trovavano sempre il modo di parlare ogni giorno. Una volta lui le confessò che per anni aveva provato una grande solitudine, come se nessuno lo potesse capire, e che si sentiva immensamente grato di avere la ragazza nella sua vita. Lei gli rispose lo stesso. Si stavano innamorando, ogni giorno imparavano l’uno dall'altra ad avere maggior fiducia in loro stessi e stavano crescendo insieme.

I suoi genitori si erano fermati ad un banchetto che vendeva caldarroste e il profumo la avvolse. Ne prese una dal sacchetto e velocemente tentò di aprirla, dato che le sue dita stavano incominciando a scottarsi. 

Si ricordò di quando gli aveva spiegato che cosa fossero le caldarroste e lui aveva fatto una smorfia. In effetti, non ricordava la parola esatta per caldarroste in inglese e aveva dovuto spiegarglielo con un giro di parole. Aveva anche dovuto insistere per fargliene provare una e la reazione ottenuta era stata davvero divertente: sembrava che lui stesse masticando un sasso. Non gli era piaciuta proprio per niente! Era il loro primo appuntamento e lei aveva deciso di portarlo in centro a visitare la città e vedere i mercatini natalizi. Lui si era sorpreso di vedere dei baracchini vendere hot-dog e hamburger. “Veramente un cibo tradizionale italiano!”, aveva detto ridendo.
Dopo mesi di relazione a distanza aveva comprato un biglietto aereo per venire a incontrarla e ora era così strano vederlo camminare di fianco a lei, in carne e ossa. Parlare in inglese tutto il tempo le era sembrato strano durante i primi giorni, ma poco a poco si era sciolta e non le importava se di tanto in tanto commetteva qualche errore.

La ragazza si ricordò che, così come nel presente, anche a quel loro primo appuntamento si era dimenticata i guanti. Era stato difficile muoversi tra i fiumi di gente e in maniera inaspettata lui l’aveva afferrata per mano. Il cuore le batteva a mille.
Si sentiva felice. Si sentiva come se con un balzo potesse spiccare il volo. Nessun ragazzo prima di allora le aveva preso la mano! Non prestava neanche più di tanto attenzione alle varie bancarelle, nemmeno quelle con i suoi amati libri. Si sentiva come in una bolla: il vociare assordante della gente attorno a lei non contava più, riusciva a percepire solo la grande mano che stringeva la sua, infondendole un calore che le riscaldava il cuore.

Dopo tutto quel camminare lui aveva proposto di sedersi su una panchina al lato del mercatino. Era calato un imbarazzante silenzio tra di loro, quel silenzio pieno di aspettative e carico quasi di elettricità. Lei si fissava le scarpe, indecisa sul da farsi, mentre poteva percepire che lui la stesse guardando.
“Vorrei baciarti”, gli aveva detto, alzando lo sguardo da terra. E con grande semplicità i loro visi si erano avvicinati e si erano scambiati un tenerissimo bacio.
Entrambi avevano sorriso, i visi rossi dall'imbarazzo e, probabilmente, dal freddo. Natale era arrivato in anticipo quell’anno: nessun regalo avrebbe potuto sostituire quella gioia, quell’amore tanto sognato, un amore così potente che aveva sconfitto quella malinconia che le aveva reso per anni il Natale dolce-amaro.

Sentì chiamare il suo nome e si voltò di scatto, uscendo dal mondo dei ricordi. Era stata catapultata nel presente di nuovo. Il Natale era cambiato da quando c’era lui nella sua vita: nonostante non potessero passarlo insieme a causa della distanza, riuscivano a viverlo con gioia. In maniera diversa dagli altri, certo, ma con gioia.
Il vero regalo che chiunque potesse desiderare era uno solo: l’amore vero, quello semplice e puro, quello che ha la forza di superare gli ostacoli e di resistere a tutto e tutti.

Le vibrò il cellulare e lo estrasse dalla tasca del giaccone. Il display s’illuminò e lesse il messaggio.

“Buon bacio-anniversario, honey!”

Un sorriso le comparve sul volto e iniziò a digitare la risposta sullo schermo, ignorando il freddo alle dita.
Piccoli fiocchi di neve incominciarono a scendere dal cielo scuro, mentre il vociare indistinto della gente si mischiava a quello delle canzoni di Natale.

Così lontani, così vicini.

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