Concorso letterario "Racconti di Natale": "Il Natale del 75' ", di Aldo Giordanino


 "IL NATALE DEL ’75" di Aldo Giordanino

Fuori deve essere ancora terribilmente presto. Proprio non ti riesce di dormire.
Di solito è l’angoscia a renderti il sonno difficile. Questa volta la causa è una bella sensazione, come la consapevolezza che dentro di te si sia completato un invisibile puzzle.
È passato tanto tempo da quando posizionasti la prima tessera. Erano i giorni in cui sulle colline dell’Astigiano molti bambini animavano le mattine dei centri dei paesi dal bel panorama, mentre si recavano a scuola.
Già all’inizio di dicembre ti accorgevi che qualcosa stava cambiando nell'aria, soprattutto nell’atmosfera delle vie del centro e un po’ anche nel cuore della gente, e rivelava che era ormai prossimo il tempo della Natività.
Le luci, il pregustare i doni che avresti potuto ricevere, la prospettiva che per almeno due settimane non saresti andato a scuola, l’albero e soprattutto il presepe, di cui amavi disporre le statuine sopra uno strato di muschio, rendevano quegli istanti carichi di emozioni.
Sfogliavi con un'attenzione da ricercatore i numeri di “Topolino” dell’anno che stava per finire, alla ricerca di idee da inserire nella lettera a Babbo Natale. In classe per qualche tempo si trascuravano i dettati, le operazioni di aritmetica, le lezioni di storia e di geografia, per preparare la recita a cui sarebbero stati invitati i genitori.
Quell’anno, facevi la quarta elementare, il copione era incentrato su dei fanciulli, provenienti da tutti i continenti, che si recavano alla grotta di Betlemme, per rendere omaggio al Cristo appena nato.
C’era chi era partito dell’America, chi dall’Estremo Oriente, chi dall’Africa. Tu eri originario dell’Europa settentrionale e tenevi nelle mani due ciocchi che avrebbero riscaldato la Sacra Famiglia.
Tua sorella impersonava una piccola russa che portava come regalo una coperta comprata per due copechi.
Accanto a te, sulla scena,recitavaSimonetta, una bambina di cui ti eri innamorato lo scorso Carnevale durante una festa in maschera, senza però trovare il coraggio di esprimerle i tuoi sentimenti. Durante le prove e la rappresentazione avresti potuto avere un’altra chance.
Simonetta interpretava il ruolo di una pastorella argentina.
La parte del piccolo Gesù era stata assegnata ad un allievo di prima, che non doveva dire nulla, ma solo accogliere con dei sorrisi, che gli riuscivano un po’ forzati, i doni offerti dai bambini accorsi da ogni angolo di mondo.
Concludevano la recita un paio di canti e un girotondo, al termine dei quali avreste consegnato dei fiori di carta alle vostre mamme.

Durante una delle ultime prove, mentre quasi toccava a te, all’improvviso, passò un angelo.
Fu come se ti fosse stato dato contemplare un attimo di futuro.
Ricordi che guardasti verso la grande scatola di cartone rivestita di carta colorata che simboleggiava la mangiatoia.
Inspiegabilmente vedesti un neonato appoggiato su un cuscino, dove poco dopo avrebbe preso posto lo scolaro di prima. In qualche modo sapevi che si trattava di una bimba. Aveva i capelli biondi e dei bellissimi occhi azzurri. Il suo corpo era avvolto in una coperta bianca. Sorrise e tese le braccia verso di te.
Avesti la sensazione che in una lingua universale senza parole ti stesse dando una sorta di appuntamento ancestrale. Per qualche lungo istante non riuscisti a distogliere lo sguardo da quella piccola, mentre il cuore eseguiva i passi suggestivi di una danza di luce e di emozioni.
Tornasti poi a concentrarti sulle battute tra poco avresti dovuto pronunciare, anche se continuò a restarti impressa la visione di quell'esserino e del sorriso che ti regalò, insieme all'intensa sensazione di avere vissuto un momento di Eternità.
La prova andò avanti, come se nulla fosse successo.

Arrivò, al termine di una lunga attesa, l’ultimo giorno di scuola del 1975.
Ricordi che quasi non dormisti la notte prima della rappresentazione, che invece andò alla grande. Anche i canti vennero ben eseguiti. Qualche mamma pianse.
Alla fine dello spettacolo vi fu tributato un lungo applauso che un po’ ti commosse.
Raccogliesti i battiti delle mani accanto a Simonetta. Avresti voluto dirle qualcosa, per riuscire a rompere il ghiaccio, ma ti uscì solo una specie di rantolo. Ancora una volta non riuscisti a vincere la tua forte timidezza. Non le inviasti che un sorriso, al quale rispose con un po’ troppa freddezza, per potere sperare all’inizio di una storia che sarebbe potuta durare una vita.
Fu un boccone amaro. La prima volta in cui soffristi per amore. Ti sentisti un imbecille, un imbranato totale. Ti venne da piangere.Ma stavano per cominciare le vacanze e una tavola piena di biscotti, torte e bibite stava aspettando i protagonisti della recita. Dunque si poteva rinviare a dopo il momento della malinconia. E poi a Natale non si doveva essere tristi.
Un paio di giorni e giunse la festa tanto attesa, al termine di un anno che proprio non voleva finire.
Avresti voluto assistere al momento in cui Babbo Natale si sarebbe calato dal camino e avrebbe posato i doni sotto l’albero, ma il sonno ti vinse poco dopo le nove. Ti fu dato incontrarlo in un sogno, impeccabile come sempre nel suo abito rosso dai bordi bianchi. In quell’impalpabile occasione ti regalò un cavallino, che, purtroppo, non trovasti più al tuo risveglio.
Fu una grande emozione aprire i pacchi dei regali il mattino seguente.
Ricordi che, oltre ad una bicicletta, ricevesti il “Manuale delle Giovani Marmotte”, un puzzle con l’immagine di un pastore tedesco, due scatole di soldatini, una di Lego e una confezione grande di Pongo.
Assistetti poi alla messa insieme a tutta la famiglia.
Seguì il pranzo, con gli ottimi agnolotti alla piemontese che aveva preparato tua madre e il panettone con la squisita glassa, come si usa dalle tue parti.
Non mancarono le discese dalla cima di una collina a bordo di una slitta e la costruzione di un pupazzo di neve.
Arrivò anche il momento in cui nel presepe occorreva aggiungere le statuine dei Magi che raggiungevano la grotta di Betlemme, mentre sui nuovi calendari erano iniziati a scorrere i giorni del 1976, durante i quali avresti raggiunto il tuo primo decimo di secolo.
Sin da allora eri affascinato dalle figure un po' misteriose di quei tre re che, seguendo il percorso di una stella più luminosa delle altre, si misero in viaggio verso il luogo in cui era nato il Bambino. In fondo sono loro che, per dirla un po' come O.Henry, introdussero l'uso dello scambio dei doni in occasione della Natività. La maestra raccontò che molto tempo dopo i loro corpi vennero trasportati da Costantinopoli a Milano ed in epoca medievale trasferiti nella cattedrale di Colonia, dove ancora oggi riposano. Dopo quella notizia ti venne una gran voglia di recarti, quando saresti stato adulto, nella bella città tedesca. Cercasti di sapere quante più cose possibili su di loro, che appena compaiono nei Vangeli. Leggesti da Giovanni di Hildesheim che i loro nomi erano: Melchiar, re di Nubia e di Arabia, Balthasar, re di Godolia e di Saba, e Jaspar, re di Tharsis.
Dopo la festa dell’Epifania, della "Befana", come amavate dire tu e tua sorella, sarebbero arrivate di quelle di Carnevale, di Pasqua, di San Secondo, il patrono della tua città, con le giostre, soprattutto quella con la coda, anzi “il codino”, da afferrare per vincere un giro gratis. Sarebbero poi iniziate le vacanze estive, durante le quali avrebbero avuto luogo le Olimpiadi di Montreal. Dentro avevi una gran voglia di diventare grande, di passare alla scuola media, di guidare il motorino. E magari, presto o tardi, Simonetta si sarebbe accorta di te. Insomma c’erano tutte le premesse per 12 mesi da vivere alla grande...

…Molto tempo passò in fretta. Ogni anno che iniziava sembrava sempre un po’ più breve di quello che lo aveva preceduto, come se ad ogni nuovo calendario mancasse qualche ora di festa.
Tante cose cambiarono.
Nell’aprile del 1989 una nave militare statunitense e una sovietica gettarono l’ancora nel porto della capitale maltese e i leader delle più grandi potenze mondiali si strinsero la mano. Nello stesso anno fu abbattuto un muro che molti sostenevano avrebbe diviso per almeno un secolo la capitale tedesca e con essa due parti del mondo. Il pericolo di un conflitto nucleare, di cui tanto ti avevano parlato a scuola, era finalmente dietro le spalle. Anche la “Guerra Fredda” era finita.
L'epilogo del '900 parve per qualche istante l’inizio di una nuova era per il mondo. Fu invece una breve e bellissima illusione. L’invasione del Kuwait da parte delle truppe irachene rivelò ben presto che la vera pace era in realtà ancora lontana.
Di tanto in tanto tornava davanti agli occhi dei ricordi l’immagine del neonato comparso durante le prove della recita del Natale del '75 ormai inesorabilmente lontano. Ogni volta non riuscivi a trovare una spiegazione a quelle rievocazioni improvvise. Comprendesti davvero solo quando si compì per te un suggestivo disegno del destino che mise fine ad una lunga solitudine del cuore, ad una serie di giorni sempre uguali, mentre quasi non ci speravi più.
Quella mattina di dicembre di tanto tempo fa nelle fredde e sterminate pianure lungo il Don era nata una bambina con un cuore più grande delle divisioni, delle ostilità, delle differenze, dei pregiudizi.
Sin dal primo istante in cui incontrasti il suo sguardo di donna, si realizzò la congiunzione di due anime che già avevano camminato, l'una accanto all'altra, all’alba del mondo lungo una spiaggia appena emersa dal mare, durante l’infanzia dell'Universo.
Vivesti momenti davvero unici, mentre ti innamoravi di Svetlana.
Il primo bacio sulla Piazza Rossa, la sensazione di trovarti in una fiaba accanto alla cattedrale di San Basilio, le corse lungo la più fantastica metropolitana del mondo, le soste nelle sale da tè per riscaldarvi dai rigori dell'inverno moscovita, il perderti nei suoi occhi di cielo, l'ammirare le evoluzioni degli atleti del circo di quella città, il tentare di rivivere il primo volo nello spazio di Gagarin...
Pochi mesi dopo, in un attimo separato dai secoli, prendesti il cuore e lo posasti come una fiche sopra un punto di un panno verde di un invisibile casinò.
Certo ci volle un gran coraggio ed una buona dose di follia per gettarti in una bellissima ed insieme spietata scommessa con il destino. Ma a volte succede che la pallina si fermi sul numero scritto sotto la tua puntata. Del resto non si può sempre perdere.
Dopo una bella cerimonia, mentre gli ultimi invitati ancora animavano la festa nuziale, capisti che il vostro gesto era andato al di là di una promessa per la Vita. Si era infatti compiuto un atto di amore in una terra che proprio in quel punto vide compiersi uno dei più grandi orrori della Storia, una delle pagine più terribili della Seconda Guerra Mondiale. Un fiore era riuscito a sbocciare su un terreno che più di mezzo secolo prima era stato arato dall'azione dei colpi di cannone ed innaffiato con il sangue di tanti giovani mandati a morire.
Ora per voi ci sono due Natali da festeggiare: quello dei cattolici, il 25 dicembre, e quello ortodosso, il 7 gennaio.

Sei ancora sveglio. Da un paio d’ore è iniziata una nuova domenica.
Dall’altra parte del letto sta dormendo una donna bella come l’alba sulle sconfinate pianure bagnate dai grandi fiumi. Uno spirito che seppe prenderti per mano e condurti alle calde sorgenti dell’Amore. Cancellare i segni degli artigli di una vecchiaia giunta anzitempo. Che ti insegnò a tornare a sorridere, a sperare, a credere che non è mai troppo tardi e che può esserci davvero qualcosa di grande da qualche parte del destino, se davvero sei disposto ad andare fino in fondo ad una parola racchiusa in un angolo infinito dell'anima.
Provi un senso di totale armonia, come se ogni cosa fra voi facesse parte di un disegno, di un piano riuscito, come se ti fosse stato assegnato un invisibile premio supplementare per esserti fidato della Vita, di un sogno del cuore, forse di Dio.
Intanto diventa ogni anno più difficile festeggiare la Natività. Le preoccupazioni sul lavoro, i minuti contati, la perenne lotta per tentare di restare nel budget attenuano gran parte del fascino di quella ricorrenza. Forse, dato che in fondo si rievoca la nascita di un bambino, è necessario che qualcosa di noi sia rimasta come nei piccoli giorni, quando gli anni ancora stavano nelle tasche, per potere tentare di riassaporarne l’antico fascino.
Cerchi di prolungare dentro di te la sensazione di essere accanto ad un invisibile fuoco lungo una spiaggia deserta, prima che compaiano ad oriente i suggestivi colori di un nuovo giorno.
Poco dopo ti accorgi che quel puzzle, che pensavi di avere completato, ha in realtà ancora delle tessere che devono essere posizionate.
Forse l'Esistenza è un mosaico infinito.
Vorresti svegliare tua moglie e tentare di raccontarle ciò che stai provando. La guardi per un lungo istante. Il suo volto ha un’espressione dolcissima. Probabilmente sta facendo un bel sogno. Decidi di lasciarla dormire.
Ti viene in mente che ancora non hai fatto il viaggio a Colonia, per raggiungere la cattedrale nella quale riposano i corpi dei Magi. È un percorso che hai compiuto molte volte con l'immaginazione. Potrebbe essere un modo per tentare di ritrovare un po' della poesia e del calore della festa più bella dell'anno. Pensi anche che potresti portare Svetlana a mangiare un buon boccone in un’antica locanda con fuori un’insegna raffigurante tre re, tre corone, un moro, o una stella. Sembra che tali simboli segnino ancora, tanti secoli dopo, il percorso che gli uomini agli ordini dell'arcicancelliere imperiale Rainaldo di Dassel fecero fare alle spoglie di Melchiar, Balthazar e Jaspar. Qualcosa ti dice che siano passate poco lontano dalle tue parti[1]. Pare anche che in qualche angolo di mondo esista davvero il monte Vaus, dove per la prima volta apparve l'astro che guidò il cammino dei Magi verso Betlemme. Dicono che si trovi tra le alture dell'Azerbaigian.
Potrebbe essere un'idea per un altro bel viaggio[2].


[1]Luca Scarlini scrive: " ...Nel 1164 i sacri resti vennero trafugati da Federico Barbarossa, dopo una lotta all'ultimo sangue...
...In un tempo di guerra e conflitti, l'itinerario fu particolarmente zigzagante, per evitare cattivi incontri e territori pericolosi. Como, Vercelli, Torino, San Gottardo, Lucerna...  ...Erfel e infine, trionfalmente, Colonia...".

[2]I riferimenti alle figure dei Magi e le parole di Luca Scarlini sono stati tratti da: "Il Natale dei Magi" a cura di Luca Scarlini - Giulio Einaudi Editore - 2011 - Torino e dal sito http://wikipedia.org.

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