Recensione: La signora Lirriper, di Charles Dickens

Titolo: La signora Lirriper
Autore: Charles Dickens
Editore: Mattioli 1885
Pagine: 132
Anno di pubblicazione: 2018
Prezzo copertina: 10,00 €


Recensione a cura di Mario Turco

Anche se Charles Dickens monopolizza il Natale dell’Occidente con i suoi racconti e le relative trasposizioni da più di centocinquant’anni, questa festività è l’occasione giusta per riscoprire un racconto forse meno conosciuto ma che ha avuto un effetto dirimente sulla letteratura: “La signora Lirriper”. Stampato in un sobrio ed agevole formato dalla casa editrice Mattioli con la traduzione di Laura Bartoli e Livio Crescenzi, l’introduzione informa il lettore di
come questo monologo incredibile anticipi di quasi sessant’anni la tecnica del “flusso di coscienza” di James Joyce. 

Il racconto infatti è una libera associazioni di pensieri, ricordi e racconti che l’omonima protagonista fa a un non meglio specificato ascoltatore (e peccato che questa traduzione scelga di caratterizzarla con una donna invece di mantenere l’originale indeterminatezza). “Sono solo 12 le pagine dedicate alla signora Lirriper, eppure è così chiaramente delineata in quello spazio ristretto che a malapena ci riesce di credere che non esista davvero e che due settimane fa nessuno ne avesse mai sentito parlare”. Così scriveva il “Saturday’s Review” nel 1863 a proposito dell’enorme successo che da subito arrise a quella che in fondo nasce solo come framework story, una storia di cornice scritta cioè da Charles Dickens per lo speciale di Natale All The Year Round che al suo interno avrebbe ospitato racconti di vario tipo redatti dai collaboratori del giornale che lo scrittore londinese dirigeva in prima persona. Nonostante lo spazio e la funzione di servizio, o forse proprio per questo, “La signora Lirriper” nel giro di poche pagine delinea un personaggio vivo e vibrante. Questa allegra signora vittoriana, proprietaria di una pensione situata al numero 81 di Norfolk Street, cattura le simpatie del lettore con la sua parlata sciolta, magari non molto colta e nemmeno troppo interessante, ma dove il sentimento che l’anima è reso con la maestria tipica di Dickens. Che l’autore di “Oliver Twist” fosse un teatrante che provava allo specchio i dialoghi dei suoi personaggi si evince dalla brillante teatralità che contraddistingue la vecchia locataria, dalle espressioni colorite della lingua che riescono a distanza di secoli a caratterizzare il personaggio e dalla precisissima, ai limiti della cartografia, descrizione dei luoghi dove avvengono i fatti. 

Il libro è suddiviso in due capitoli dato che alla prima apparizione del 1863 lo scrittore dovette dare un seguito spinto dalle pressanti richieste dei lettori dell’epoca che in poche ore acquistarono 300 mila copie dello speciale natalizio che l’ospitava. La seconda parte risente forse di questo successo dato che è narrativamente più piana arrivando a toccare eccessivamente le corde del melenso con la tragica ricomparsa del padre biologico di Jemmy. È come se Dickens sentisse il peso di dover dare una chiusa ottimistica a una vicenda che, pur nello straripante eloquio della protagonista, nella prima parte parlava dell’abbandono di un minore e della morte per consunzione di una giovane madre. Ed allora “La signora Lirriper” resta nella mente del lettore del Natale del 2018 per il suo carattere sperimentale, per la sua compressa energia romanzesca (non è difficile immaginare che Dickens potesse pensare ad una versione lunga) e per l’acuta analisi di un personaggio profondamente moderno che avrebbe attraverso strane strade portato a quell’incredibile 16 giugno 1904 di Dublino raccontato da James Joyce.

L'AUTORE
Nacque a Portsmouth nel 1812 ma si trasferì ben presto a Londra dove visse fino alla sua morte, nel 1870. Autore di bestseller come Oliver Twist, David Copperfield o il Canto di Natale, Dickens fu anche filantropo, editore di due periodici, giornalista e opinion maker. La prosa di Dickens ci sorprende oggi per la sua straordinaria modernità e per la capacità di evocare scene e personaggi che pochi altri contemporanei hanno descritto.

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