Recensione: L'ammazzafilm è tornato. Per finire il lavoro, di Stefano Disegni

Titolo: L'ammazzafilm è tornato. Per finire il lavoro
Autore: Stefano Disegni
Editore: Gallucci
Pagine: 94
Anno di pubblicazione: 2020
Prezzo copertina: 16,40 €

Recensione a cura di Mario Turco

Se non proprio l’intera popolazione cinefila quasi tutta è passata per la lettura del mensile Ciak. A fronte di una progressiva perdita di pubblico, spostatosi su altri arrembanti riviste o sulle webzine digitali, la rivista più vecchia del panorama editoriale di settore continua ad avere uno zoccolo duro di lettori. A questa fidelizzazione ha contribuito in buona parte Stefano Disegni, storico vignettista satirico autore della famosissima strip finale che chiudeva in gran bellezza il giornale. “L’ammazzafilm è tornato. Per finire il lavoro” edito da Gallucci raccoglie in questo secondo volume alcune delle sue più divertenti tavole apparse su Ciak a partire dal 1999.


L’ammazzafilm è il nomignolo con cui Stefano Disegni ha nel corso di una lunga carriera preso a schiaffi (matitari) tanti film e filmetti della Settima Arte. In queste 44 mini-recensioni giocate sul filo della crassa irriverenza emerge con prepotenza una dimensione più spettatoriale che squisitamente critica, bramosa di originalità e sincerità narrativa a dispetto dei soliti luoghi comuni imposti sia dai blockbuster che dagli autori osannati da certi giornalisti. Si veda in questo ultimo caso il trattamento riservato ad esempio a Lars Von Trier e al suo “La casa di Jack”. Servendosi di un personaggio spesso ricorrente nelle sue vignette, il carrozziere Saverio, un tipo un po’ sempliciotto a cui spesso Disegni cerca di inculcare con forza il cinema intellettuale, egli prende in giro l’uso della violenza fatto dal regista danese che sembra scoprirne i lati più oscuri per la prima volta, baloccandosi in eccessi spesso fini a sé stessi e non così moralmente nichilisti come vorrebbe. Ma se per il film di Von Trier l’obiezione è condivisibile sono più dissacranti i giudizi verso registi per cui Disegni non nasconde l’antipatia personale. Nella stroncatura per “Interstellar”, di Christopher Nolan il linguaggio si fa più sapido, ben contento di contrastare le alte filosofiche/fisiche tesi espresse dai protagonisti del film (anche se la famosa frase sulla necessità quantistica dell’Amore ha scatenato di suo risate in tutte le sale in cui l’abbiamo visto) con l’abbassamento vernacolare delle controrisposte degli ipotetici spettatori in sala. Proprio nei film chiaramente detestati la rabbia cinefila di Disegni si manifesta in forme in grado di sorprendere il lettore attraverso trovate estemporanee di gran fascino. Daniel Craig in “Spectre” disegnato sempre come un blocco di tufo privo di tratti anatomici, Monica Bellucci che da decenni anni viene tratteggiata come una lupa di inguaribile scarsezza recitativa, Ryan Gosling espressivo quanto una stufa sono spiritosi ma similari modi di marcare le lacune degli attori. Ma nel caso di Riccardo Scamarcio in “Nessuno si salva da solo” la trovata di dipingerlo in qualunque situazione, anche sessuale, nella solita rigida posa artefatta strappa enormi sghignazzi. 


Disegni ha il principale merito di saper parlare ad un pubblico appassionato di cinema, competente ma che spesso cerca nei suoi lavori l’occasione di evadere dagli scontati gridolini di entusiasmo per film più furbi che belli. Nella vignetta che affossa “Lady Bird” il disegnatore non ha paura di mostrare con un linguaggio volutamente semplicistico il disappunto per il successo di una storia dalle svolte narrative prevedibile e artificiose. Naturalmente anche e soprattutto il cinema di spari e acrobazie impossibili come il remake de “La mummia” con Tom Cruise non sfugge alle ire funeste di Disegni che bada a prenderne in giro la gagliardia fisica del cinquantenne imbolsito. Un altro dei luoghi comuni su cui egli insiste con superba iconoclastia è proprio l’inarrestabile declino artistico dei vecchi maestri. Dal De Palma di “Domino”, il cui cognome viene declinato in mille sacrileghi (per noi che l’amiamo ancora tanto) modi, all’Allen in perpetua vacanza turistica (da sé stesso) fino ad arrivare allo Scott di “Alien Covenant” che costringe lo xenomorfo con l’artrite ad un altro episodio della stanca saga che lo vede protagonista. Si ride tanto in “L’ammazzafilm è tornato. Per finire il lavoro” e speriamo che il sottotitolo sia un annuncio bugiardo: abbiamo ancora bisogno di un assassino così divertente!

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