Titolo: Il gioco delle ultime volte
Autore: Margherita Oggero
Editore: Einaudi
Pagine: 176
Anno di pubblicazione: 2021
Prezzo copertina: 18,00 €
Recensione a cura di Eleonora Cocola
Alessandra e Nicola, due destini che hanno appena avuto il tempo di sfiorarsi. Lui, medico al pronto soccorso di Torino dove lei viene portata d’urgenza dopo essere finita sotto un tram. A dire il vero Ale, diciassettenne piena di silenziosa inquietudine, il rumore del veicolo in arrivo lo ha sentito benissimo, e sulle rotaie ci si è buttata volontariamente. Nicola che l’ha soccorsa è rimasto toccato dalla sua giovanissima età troncata, dalla sua incredibile bellezza negata. Così toccato che anche se il suo turno in ospedale è finito, quella ragazza in fin di vita l’ha in un certo senso portata con sé nella baita di montagna in cui è andato a trascorrere il week end con la moglie Teresa e con gli amici. Un week end a cui, peraltro, non aveva nessuna voglia di partecipare, ma qualcosa, forse un destino ironico, ha voluto che fosse proprio lì, dandogli la possibilità di trovarsi faccia a faccia con Matteo, l’amico che non vede da trent’anni. E se Nicola ha poche, pochissime probabilità di salvare Alessandra, forse può in qualche modo salvare la propria, salvarla dal rimpianto di un’amicizia fraterna finita anni prima per dei motivi ancora da chiarire.
Autore: Margherita Oggero
Editore: Einaudi
Pagine: 176
Anno di pubblicazione: 2021
Prezzo copertina: 18,00 €
Alessandra e Nicola, due destini che hanno appena avuto il tempo di sfiorarsi. Lui, medico al pronto soccorso di Torino dove lei viene portata d’urgenza dopo essere finita sotto un tram. A dire il vero Ale, diciassettenne piena di silenziosa inquietudine, il rumore del veicolo in arrivo lo ha sentito benissimo, e sulle rotaie ci si è buttata volontariamente. Nicola che l’ha soccorsa è rimasto toccato dalla sua giovanissima età troncata, dalla sua incredibile bellezza negata. Così toccato che anche se il suo turno in ospedale è finito, quella ragazza in fin di vita l’ha in un certo senso portata con sé nella baita di montagna in cui è andato a trascorrere il week end con la moglie Teresa e con gli amici. Un week end a cui, peraltro, non aveva nessuna voglia di partecipare, ma qualcosa, forse un destino ironico, ha voluto che fosse proprio lì, dandogli la possibilità di trovarsi faccia a faccia con Matteo, l’amico che non vede da trent’anni. E se Nicola ha poche, pochissime probabilità di salvare Alessandra, forse può in qualche modo salvare la propria, salvarla dal rimpianto di un’amicizia fraterna finita anni prima per dei motivi ancora da chiarire.
Nella baita di montagna il tempo smette di essere una linea che procede solo in avanti: trona indietro, costringe i personaggi a fronteggiare gli eventi passati, ad affrontare i fantasmi che si portano dentro. Anche grazie al gioco delle ultime volte, in cui ognuno racconta dell’ultima volta che ha fatto o visto qualcosa – si può anche inventare tutto, ma, si sa, anche nelle storie inventate, o soprattutto in loro, si nasconde un fondo di verità. Anche in ospedale, dove due genitori disperati vegliano Alessandra in coma, il tempo va all’indietro, e li costringe a chiedersi perché: perché Ale si è buttata, cosa la tormentava, lei che aveva tutto? Non può essere solo il suo ragazzo che non la richiamava, non può essere solo l’inquietudine di un’adolescente, quell’inquietudine che sua madre aveva letto nel diario di sua figlia, ma aveva deciso di ignorare, non può essere solo quello. Che poi, forse Ale non si rendeva conto davvero di cosa stava facendo quando si è buttata sotto al tram, forse non intuiva l’inesorabilità di quanto stava per fare; o forse sì?
La scrittura asciutta, diretta di Margherita Oggero ci guida attraverso le storie di una vasta galleria di personaggi – forse un po’ troppo vasta: solo nella baita ci sono quattro uomini e quattro donne, e poi i genitori di Ale, la colf e il marito, il fidanzato e la sua amica d’infanzia, l’autista del tram e la moglie. Oltre al fatto che questa moltitudine di personaggi, nello spazio limitato di meno di duecento pagine, crea talvolta una certa confusione, è impossibile approfondire tutte le loro storie, tutti i loro fantasmi. L’autrice si limita infatti a svelare qualche luce e molte, moltissime ombre, ricordandoci quanto sono fallibili e imperfette le nostre vite di esseri umani, non tanto per la nostra sorte mortale, quanto per le cose non dette, i sentimenti trattenuti, i rimpianti macerati dentro, gli errori non riparati. Le molte storie accennate pongono molte domande, senza pretendere di dare tutte le risposte. E questo è proprio il bello di questo libro, perché anche se il nostro istinto ci spinge a voler spiegare tutto, spesso la questioni più interessanti sono proprio quelle irrisolte.
L'AUTRICE
Margherita Oggero è nata e vive a Torino. Nel 2002 ha esordito nella narrativa con il romanzo La collega tatuata, edito da Mondadori, da cui è stato tratto il film Se devo essere sincera (regia di Davide Ferrario, con Luciana Littizzetto e Neri Marcorè). Sono seguiti, con altrettanto successo di pubblico, i romanzi Una piccola bestia ferita (2003), L'amica americana (2005), Qualcosa da tenere per sé (2007), e i racconti Il rosso attira lo sguardo (2008), tutti editi da Mondadori. Con Einaudi ha pubblicato Così parlò il nano da giardino (2006), Il Compito di un gatto di strada (2009), Non fa niente (2017 e 2019) e Il gioco delle ultime volte (2021). Per la Rai ha scritto i soggetti della fortunata serie Provaci ancora prof, ispirata ai suoi libri, con Veronica Pivetti come attrice protagonista.