Recensione: Quello che si salva, di Silvia Celani

Titolo:
Quello che si salva
Autore: Silvia Celani
Editore: Garzanti
Pagine: 288
Anno di pubblicazione: 2021
Prezzo copertina: 16,90 €

Recensione a cura di Daniela

"Quello che si salva" è una storia nella storia che racconta di due vite cronologicamente lontane, che si sovrappongono per mezzo di un antico oggetto di origine ebraica, evidentemente in grado di non sfatare i miti su cui è stato fondato. Il racconto si staglia tra ricordi e rimpianti di una donna coraggiosa e determinata che ha vissuto sulla propria pelle le ingiustizie e gli orrori avvenuti nel 1943 a Roma, durante l'occupazione nazista. Giulia, poco più che ventenne, si unì ai partigiani, dapprima come appoggio e Staffetta, in seguito divenendo membro attivo della Resistenza romana. Giovanissima, fu costretta a fare i conti con una cruda realtà fatta di bombardamenti, attentati, rappresaglie, rastrellamenti, ingiustizie e profondi dolori, vedendosi portare via famiglia, amicizie, amore e soprattutto la libertà. È proprio quest'ultimo ideale rappresenta la forza motrice che spinge all'azione i membri della Resistenza, con la speranza di riconquistare il diritto alla libertà, in maniera che la memoria e il sacrificio di vite passate funga da monito per le generazioni future, come quella di Flavia ad esempio, che nel 2017, rivive la storia di Giulia, attraverso i ricordi e le parole della sua vicina di casa. L'ormai novantenne nonna Luli, tramite le sue memorie, riesce a destare Flavia dal torpore in cui si è posata da quando il padre, dieci anni prima, ha deciso di abbandonare Roma e la famiglia, ricominciando un nuova vita a Torino. La forza d'animo e il coraggio dimostrato da nonna Luli, spingono inesorabilmente Flavia a trovare il coraggio di affrontare le proprie paure, respirando la vita a pieni polmoni, senza restare in balia dei sensi di colpa, derivati da situazioni e domande lasciate in sospeso da troppo tempo.


La storia di due protagoniste nate e cresciute da generazioni diverse che rincorrono un destino analogo, seppur dai contenuti estremamente diversi, soccorse infine da una tradizionale trottola ebraica tipica della Festa delle luci, chiamata sevivon. La trottola viene messa all'asta, scombussolando le vite delle due protagoniste, apportando in esse quel pizzico di magia in grado di scuotere le loro intere esistenze, mantenendo fede alle iscrizioni in esso contenute: "Un grande miracolo accadde là", questo infatti è l'acronimo formato dalle lettere dell'alfabeto ebraico, impresse su ciascuna delle quattro facce del sevivon. Per mezzo di una narrazione scorrevole dal linguaggio mirato e ricco di dettagli, il libro vuole farsi portavoce di un grido d'aiuto silenzioso, che si fa strada attraverso la tempesta che dolorosi ricordi, a lungo celati, possono scatenare, giungendo infine, nel porto sicuro che si viene a creare nel sostegno reciproco. Il romanzo, oltre ad essere una fonte storica ispirata a fatti realmente accaduti nella Roma occupata durante la seconda guerra mondiale, è una sorta di viaggio interiore, in grado di far riflettere il lettore. Un ottimo punto di partenza per acquisire consapevolezza sul valore effettivo che ognuno di noi dà alla propria esistenza, spronandoci a valutare la qualità della stessa, azzardando forse un cambio di rotta in grado di risvegliarci dal torpore in cui tendiamo spesso ad adagiarci, magari per mancanza di coraggio o perché troppo legati alla zona di comfort a cui siamo abituati. Un libro intriso di storia e ricordi che percorrono un filo invisibile scritto sulle basi di un amore in grado di abbattere le barriere del tempo. Un sentimento fondato su radici profonde, che corre in cerchio alla ricerca delle due estremità, che nell'unione stessa formano il cerchio della vita, il quale da sempre, si basa sull'intreccio di passato, presente e futuro.

L'AUTRICE
Silvia Celani è nata a Roma, ma da sempre vive in provincia, in una casa immersa nel verde, dove ama invitare gli amici per pranzi e cene che, di solito, si prolungano all’infinito. Adora i libri, il mare e le facce impiastricciate di Nutella dei suoi bambini a colazione. È sicura che Walt Disney avesse ragione: «Se puoi sognarlo, puoi farlo».

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