Titolo: La ballata della città eterna
Quando nel resto della penisola si parlava già di Stato italiano, Roma era ancora sotto il potere dello Stato Pontificio, a cui faceva capo, papa Pio IX, che fu, di fatto, l'ultimo papa re. Il Pontefice, avvalendosi della protezione di Napoleone III, riuscì a mantenere il controllo di Roma e del Lazio fino al 20 settembre 1870, quando le truppe del nuovo Stato italiano, aprendo la famosa breccia di Porta Pia, conquistarono la città, mettendo fine al potere temporale della Chiesa. Roma, era destinata a diventare la capitale del Regno d'Italia, la cui nascita fu proclamata il 17 marzo 1861 da Vittorio Emanuele III, che ne assunse il titolo di re d'Italia. In questo delicato contesto, la vita del quindicenne Pietro, un orfano del Regio Istituto di San Michele Arcangelo a Olengo, stava per cambiare per sempre. Pietro fu adottato dalla Contessa Silvia di Boccamara, moglie del ricchissimo Ippolito Odìn che, per contribuire attivamente alla nascita del nuovo Stato, si vide portare via ogni ricchezza, finendo sul lastrico e costringendo la bellissima moglie a fuggire con il figlio adottivo al seguito, cercando rifugio a Roma, dove la polizia italiana non aveva alcun potere nella città del papa e dove la Contessa, pensava di aver seppellito per sempre il suo misterioso passato.
Nel frattempo, anche Marta e la lunga carovana di carri variopinti del circo Callari, famoso per i suoi meravigliosi cavalli, erano diretti a Roma, ma non prima di aver attraversato gran parte della penisola, facendo tappa nelle varie città, ormai appartenenti al neonato Regno d'Italia, dove la ragazzina aveva potuto approcciarsi per la prima volta agli ideali dei rivoluzionari che spingevano per la liberazione di Roma e l'annessione al Regno d'Italia. Durante il viaggio verso la città eterna, Marta scopre la verità sul suo passato e ne resta profondamente scossa, ma gli avvenimenti che seguiranno, porteranno una vera e propria rivoluzione nel suo animo, la stessa rivoluzione che la vedrà protagonista in prima linea, nella conquista della libertà di Roma. Le vite di Pietro e quella di Marta sono in procinto di cambiare per sempre e proprio nella città eterna, le loro strade sono destinate ad incrociarsi, per renderli partecipi di un cambiamento epocale nella storia della nostra nazione.
La ballata della città eterna, è un libro immenso, carico di avvenimenti storici importanti. Il linguaggio usato è corposo, ma estremamente fluente, lo stile veritiero utilizzato dall'autore permette di respirare tutti gli stati d'animo che riempivano le strade della futura capitale, descritta in maniera nuda e cruda, evidenziando la forte contrapposizione tra la sua intramontabile bellezza e il degrado a cui era esposta, soprattutto nei quartieri più poveri, dove la miseria e l'olezzo della povertà, generavano il malcontento generale, incitando la popolazione alla rivoluzione. Il libro ha una forte componente introspettiva in grado di scavare nell'intimo dei protagonisti, nonché dei personaggi che li circondano, dando voce alla disperazione che può annidarsi nell'animo delle persone, costrette ad accettare una vita priva di sentimenti, inseguendo un ideale o la prospettiva di una vita migliore. Personalmente, mi sono lasciata travolgere dalle storie di Melo e della Contessa di Boccamara, in particolar modo, ho amato profondamente il rapporto che lega il vecchio Melo a Marta, un uomo coraggioso ed eroico, poco avvezzo ai rapporti con i suoi simili, ma capace di creare un rapporto speciale con i suoi amati cavalli, restando un bisbetico incallito ma dal cuore estremamente tenero. Il legame tra la Contessa e mamma Lucia, colei che l'ha cresciuta in orfanotrofio, ha un forte carico emotivo e il loro modo di interagire ha suscitato più di qualche risata, inducendomi ad affezionarmi a questi personaggi, forse più del dovuto.
Consiglio vivamente la lettura di questo libro, per vivere in prima persona tutte le tappe che hanno portato alla liberazione di Roma, ma in chiave romanzata. Durante la lettura spiccano nomi famosi per la nostra storia, ma anche della letteratura italiana, come Edmodo De Amicis, inviato di guerra sul campo di battaglia al seguito del Regio Esercito come cronista militare, egli infatti, fu testimone oculare della presa di Porta Pia, la cui cronaca è riportata nel romanzo “Le tre Capitali”.
Autore: Luca Di Fulvio
Editore: Rizzoli
Pagine: 640
Anno di pubblicazione: 2020
Prezzo copertina: 20,00 €
Editore: Rizzoli
Pagine: 640
Anno di pubblicazione: 2020
Prezzo copertina: 20,00 €
Recensione a cura di Daniela
L'AUTORE
Luca Di Fulvio è nato nel 1957 a Roma, dove vive e lavora. Prima di dedicarsi alla scrittura si è diplomato all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”. È lo scrittore italiano più letto in Germania e Francia, e i suoi libri sono tradotti in diciassette Paesi. Per Rizzoli ha pubblicato La ragazza che toccava il cielo (2013), Il bambino che trovò il sole di notte (2015) e La figlia della libertà (2019).