La parola, sia nei fulminanti 21 racconti de “Il demone di Febbraio” che nei tre lunghi de “La notte del Nord”, si insinua dentro l'occhio del lettore come fosse un banco di bruma che vuole confondere una realtà già di suo indecifrabile. Ecco allora che nell'eponimo La notte del Nord la protagonista Laurence Di Malta vive sulla propria pelle una maledizione intricata che sottende un viaggio interdimensionale fatto ad opera di una presenza luciferina che si pone come misterioso ma insuperabile ostacolo alla sua storia d'amore. Ed anche il successivo Gli sparti – splendido esempio di minimal sci-fi che potrebbe essere traslato così com'è al cinema – scioglie il segreto della natura extraterrestre dei suoi protagonisti soltanto alla fine, rendendo quasi insostenibile la suspense a metà tra apocalisse cosmica e tenerissima attrazione pedofila. La natura sospesa della narrazione, resa ulteriormente sfuggente dal frequente uso della prima persona, riesce a rendere la perenne prossimità della caduta di senso logico a cui fatti e le cose tendono. Ne Il doppione, ad esempio, la piccola Sèverine si accorge di poter evocare un essere paranormale senza nessun sconvolgimento emotivo, semplicemente perché “la realtà aveva risposto alle sue attese”.
O ancora, come nel mirabile incipit de La strana eclisse perché “Ci sono dei percorsi notturni verso cui è meglio non avventurarsi o, se lo si fa, bisogna sapere che possono portarvi lontano e cambiarvi al punto tale da farvi diventare un altro”. Per Gérard Prévot, arrivato biograficamente tardi e quasi per caso al genere, il fantastico non è un dovere da scuola di scrittura a cui tendere ma semplicemente il modo più consono alla sua profonda poetica esistenziale di sostanziarsi su carta. Nell'epistolare Corrispondenza i due amanti - lei ospite di una clinica psichiatrica, lui giovane e curioso giramondo - si scambiano non solo le rispettive riflessioni sulla dabbenaggine del mondo ma anche i rispettivi status mentali: la sanità si trasmette e si perde con un fermoposta proprio perché è un processo temporaneo dell'essere. Nel prezioso, rarefatto e limpido stile dello scrittore belga si ravvisa una sensibilità romantica di grande forza che, per fortuna degli amanti della prosa, ha trovato sfogo in questi racconti fantasmagorici che come sibille profetizzano (in)certe sventure soprannaturali. “Non conosco nulla del tempo degli uomini, non il passato, non il presente, nemmeno il futuro. Io sono il demone di febbraio e fino a quando Lénore avrà degli ordini da darmi, li porterò a termine nel migliore dei modi” - dichiara lo strano essere del primo racconto. Che in questo caso consiste nell'averci dato la possibilità di leggere Il demone di febbraio e La notte del Nord di Gérard Prévot.