Recensione: L'isola che non c'era, di Lorenza Cingoli

Titolo:
L'isola che non c'era
Autore: Lorenza Cingoli
Editore: Lapis
Pagine: 144
Anno di pubblicazione: 2021
Prezzo copertina: 10,00 €

Recensione a cura di Daniela

Nell'estate del 1831, il tredicenne Domenico, detto Mimmo, si trovava in mare aperto in prossimità della Secca del Corallo, che si trova in Sicilia, nel territorio di Sciacca. Mentre era intento ad aiutare il padre nelle consuete operazioni di pesca, un pesce piombò nella barca dal cielo, seguito subito dopo da innumerevoli esemplari. I pesci emanavano un odore sulfureo ed erano agonizzanti. Nello stesso momento, il pescatore notò che l'acqua del mare sembrava ribollire ed una scia di vapore proveniva dalle profondità del mare. Spaventato, il padre di Mimmo decise di rientrare subito in porto per avvisare la popolazione di Sciacca dello strano fenomeno, che di fatto aveva avvelenato la maggior parte dei pesci.


L'inaspettato evento richiamò in paese diversi esperti, giunti sul posto per studiare lo strano fenomeno, tra questi il Conte Bernando Errera, insieme al figlio Alfonso. Giacomo, il padre di Mimmo, salpò nuovamente in direzione del fenomeno, in compagnia del facoltoso studioso, mentre il contino venne ospitato in casa Di Salvo, dove dopo un breve periodo di imbarazzo e malcelato interesse, fece amicizia con Mimmo ed insieme a Melina, la ragazzina che faceva battere il cuore di Mimmo, iniziarono a fantasticare su quella che, si diceva, sarebbe diventata un'isola vulcanica. Esortato da Melina e con l'aiuto di Alfonso, Mimmo decise di rivendicare la scoperta della nuova isola, escogitando un piano per tornare sul posto del primo avvistamento di nascosto e piantarvi una bandiera, in barba agli inglesi, i francesi e lo stesso re delle Due Sicilie che ne contendevano animatamente la proprietà. Fu così che il coraggioso protagonista di questo racconto, decise di intraprendere una straordinaria avventura.


Un Alfonso ormai adulto dà voce al racconto, servendosi di un linguaggio semplice e fresco, interrotto soltanto dai vari dialoghi che rendono la narrazione particolarmente spontanea. Una storia avvincente, che parla di coraggio ma soprattutto amicizia, nata insieme ad un'isola destinata a sparire, contrariamente al legame che invece resisterà alle insidie del tempo. Ambientato nel regno delle due Sicilie, il romanzo è frutto della fantasia dell'autrice, ma ispirato ad un evento storico realmente accaduto, quando nel luglio del 1831, una serie di movimenti tellurici nel Canale di Sicilia causarono una moria di pesci, dopo che l'acqua iniziò a ribollire ed il vulcano sottomarino Empedocle eruttò, formando un’isoletta di circa 4 Km² e 65 metri di altezza. Poco dopo gli inglesi sbarcarono sull'isola per piantarvi la bandiera britannica e chiamarla Graham in onore del primo Lord dell’Ammiragliato, ma questo causò la protesta degli abitanti del Regno delle Due Sicilie, che ne rivendicavano il possesso, prima nel nome del Catipano Corrao ed in seguito fu proprio il re Ferdinando II a suggerire il nome di isola Ferdinandea, a scapito anche dei francesi che approdati sull'isola scelsero il nome Julia, in quanto nata a luglio. Numerose sono le testimonianze che affermano l'esistenza del fenomeno, tra cui quelle del geologo Constant Prévost e il pittore Edmond Joinville ed è proprio grazie a quest'ultimo che possiamo osservare ancora oggi i disegni di quell'evento, purtroppo destinato presto a sparire per via della sua composizione. L'isola infatti è composta da tefrite, un materiale roccioso eruttivo facilmente soggetto ad erosione per via dell'azione del mare. Testimoni riportano addirittura la presenza di un giovane Giuseppe Garibaldi, molto prima della famosa spedizione dei Mille.

Lorenza Cingoli vive a Milano ed è autrice di programmi televisivi per bambini come L’Albero Azzurro e La Melevisione. Nel 2018 ha pubblicato il romanzo Il segreto di Lucina per Einaudi ragazzi e i racconti Le più belle storie dell’Antica Roma con Gribaudo.

LIBRI & CULTURA CONSIGLIA...