Recensione: L'angelo custode, di Leonardo Giorda

Titolo:
L'angelo custode. Un'indagine di Woodstock
Autore: Leonardo Giorda
Editore: Ponte alle Grazie
Pagine: 272
Anno di pubblicazione: 2022
Prezzo copertina: 16,00 €

Recensione a cura di Mario Turco

Nell'intera galassia audiovisuale il giallo italiano, anche solo ad un'occhiata superficiale, dimostra un ottimo grado di salute: dalle sempiterne repliche de Il commissario Montalbano, capaci a distanza di anni di fare robusti ascolti, ai numerosi detective della letteratura nostrana che negli ultimi vent'anni hanno riempito gli scaffali delle librerie con numerosi attestati di pubblico e quasi altrettanto di critica. In questo mercato di ispettori ed aspiranti tali da una parte per un autore è facile replicare le formule che più si attagliano ai gusti contemporanei ma dall'altra è altrettanto difficile riuscire a distinguersi in questo sovraffollato genere. 


Quando si arriva a questo livello di saturazione il rischio è che un esordiente per smarcarsi dalla convenzionalità dei suoi colleghi scelga di percorrere la strada della provocazione fine a sé stessa, dell'eccesso straniante, del rilancio oltraggioso. E a leggere la quarta di copertina de "L'angelo custode", del debuttante classe 1994 Leo Giorda pubblicato da Ponte alle Grazie (con l'elaborazione della copertina effettuata da Maurizio Ceccato di una foto di Granco Origlia che evoca misteri capitolini un po' distante dai temi del libro) sembra proprio che il romanzo voglia irrompere sulla scena "per spostare i confini del genere". La trama inizia con il più classico dei macabri ritrovamenti, ovvero il piccolo cadavere decollato di un bambino nei cassonetti del quartiere San Lorenzo. Dell'omicidio viene improvvidamente accusato il pianista di pianobar Claudio Gatto che sconta la vicinanza del suo domicilio al luogo del crimine e soprattutto una precedente ingiusta condanna per pedofilia. Sempre più pressato dalle attenzioni del vice questore Giacomo Chiesa - che dirige le indagini come un tutore della legge di grado basso qualsiasi, piccola ingenuità che si perdona a fini narrativi - lo spiantato musicista si rivolge, dietro consiglio del suo pusher di fiducia, allo strambo investigatore amatoriale Woodstock. Qui lasciamo intervenire la descrizione fatta dallo stesso spacciatore: "Woodstock è un personaggio particolare [...] A primo impatto sembra un normalissimo tipo da centri sociali, capello lungo, codino, felpona, pantaloni larghi. Il classico soggetto da concertone del primo maggio [...] Quando il buon Woodstock si droga gli si attivano parti speciali del cervello, riesce a vedere cose che gli altri non vedono. Nota dettagli che ad altri sfuggono". 


A parte qualche anticaglia d'immaginario - il codino, i pantaloni larghi, il concertone del primo maggio che da almeno vent'anni ha smesso di attirare i tipi dei centri sociali - siamo insomma dalle parti di "uno Scherlock Holmes tossico" che si muove in alcuni luoghi simbolo della quotidianità urbana capitolina: il Testaccio, San Lorenzo, Trastevere, San Giovanni fino ad una sortita addirittura all'interno del Vaticano per la consultazione di alcuni registri dello IOR. Nonostante questa premessa e la giovane età del suo autore, "L'angelo custode" si instrada con insospettata maestria nel canone della tradizione giallistica italiana tenendo sempre (fin troppo) sotto controllo la deriva chimica del plot indiziario. Ecco allora che le doti deduttive di Woodstock in realtà si manifestano appena in un paio di occasioni perché per il resto della storia, come per tanti altri improvvisati ispettori del thriller di casa nostra, sembra che siano gli indizi a cadergli addosso. Il romanzo di Giorda opta con onestà ma poco coraggio per una risoluzione che fa affidamento sul trauma rimosso del suo alterato protagonista, preferendo approfondire il lato domestico della pederastia trattata e lasciando cadere la pista, forse più statunitense e nord-europea, del serial-killer di bambini. Più vicino quindi ad Antonio Manzini che a Donato Carrisi, "L'angelo custode" è sicuramente un romanzo ben scritto che manifesta il talento del suo autore - la sicura caratterizzazione dei protagonisti, le loro motivazioni psicologiche, alcuni brillanti dialoghi e situazioni - che necessitava soltanto di una maggiore incoscienza dell'esordiente piuttosto che dell'altrettanto tipica sorveglianza formale dell'allettante promessa.

Leo Giorda (1994) è nato e cresciuto a Roma. A venticinque anni, dopo la laurea in Beni culturali e la specializzazione in Storia dell’arte, comincia a viaggiare per l’Italia e l’Europa mantenendosi con lavori vari e sempre coltivando il sogno della scrittura. L’angelo custode (Ponte alle Grazie, 2022) è il suo primo romanzo.

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