Recensione: Le avventure di Pat Hobby, di Francis Scott Fitzgerald

Titolo:
Le avventure di Pat Hobby
Autore: Francis Scott Fitzgerald
Editore: Occam
Pagine: 192
Anno di pubblicazione: 2024
Prezzo copertina: 16,00 €

Recensione a cura di Mario Turco

Un piccolo suggerimento ai dirigenti di piattaforme streaming che ci leggono: comprate i diritti di questo libro di cui scriviamo. Perché "Le avventure di Pat Hobby", di Francis Scott Fitzgerald edito da Occam per la traduzione di Flavio Santi, per restare nei termini pubblicitari facilmente comprensibili anche agli alti papaveri turbocapitalisti del web, è un formidabile pitch di un progetto seriale già pronto per veleggiare per qualche settimana in cima alle classifiche di gradimento degli utenti di almeno 190 paesi. Come informa succintamente ma precisamente la quarta di copertina, il personaggio di "Pat Hobby nasce tra il 1939 e il 1940 quando Fitzgerald lavora come sceneggiatore per Hollywood. 


Questi racconti esilaranti e tragici usciranno sulla rivista «Esquire»". Il libro racconta quindi 17 mini-avventure di questo sceneggiatore sul viale (avanzato) del tramonto avvalendosi di una struttura moderna che porta la narrazione avanti sia da un punto di vista verticale - ogni racconto è conchiuso in sè risultando particolarmente incisivo anche autonomamente - sia da un punto di vista verticale dato che le vicende del quarantanovenne Pat Hobby si spalmano in un arco temporale che, seppur non definito, è lineare. Pur essendo nato per soddisfare mere ragioni di sopravvivenza economica, "Le avventure di Pat Hobby" è un libro particolarmente riuscito e gustoso, divertente e angosciante allo stesso tempo che distilla il meglio dei temi di Fitzgerald prendendosi il lusso di gestirli attraverso una leggerezza stilistica giustamente scintillante per le storie raccontate. Così anche l’evidente imprinting biografico – il protagonista è uno sbevazzatore di prim’ordine che dopo un picco di successo cerca di sopravvivere nella giungla d’asfalto degli studios hollywoodiani raccattando e persino appropriandosi di scritture varie – non diventa mai una semplice proiezione personale ma si concede la libertà di ricamare attorno al riuscito scavo psicologico del protagonista un intrico di sottotrame collegate in vario modo al mondo del cinema. Ecco che in “Pat Hobby e Orson Welles” la somiglianza col geniale autore di Quarto Potere gli causa soltanto scocciature, lavori mancati e alla fine perfino un tiro mancino da parte di un costumista particolarmente dispettoso così come in “Pat Hobby, si gira!” lo sceneggiatore, per rimediare ad una giornata di riprese su un set che aveva fatto saltare molestando uno stuntman, si improvvisa comparsa finendo per restare invischiato fino a notte in un’armatura di metallo necessaria alla scena. 


Le avventure di Pat Hobby sono percorse da questi straordinari ed attualissimi momenti comici che sembrano aver anticipato molti topos della metatestualità cinematografica di oggi, come il fallito ingresso di Hobby alla prima di un film o lo scambio di persona in cui s’improvvisa guida turistica all’interno di una villa di lusso di un noto produttore. Le risate però, come in gran parte dell’opera dello scrittore statunitense, non vogliono mai coprire il sapore del lato amarissimo e sordido dell’esistenza, piuttosto l’ammantano di un’acidità che diventa sempre più acre col passare delle disavventure. Se è vero che Pat Hobby ha tre mogli, importuna le segretarie, ruba più volte soggetti altrui, scrocca drink e lavoretti, anche il codazzo che gli gira attorno ha una dirittura morale altrettanto indegna: dal produttore Jack Berners, dimentico dei primi successi dello sceneggiatore caduto in disgrazia tanto da scritturarlo adesso a tre dollari e cinquanta come un principiante qualsiasi, sin giù ai semplici lavoratori di set con cui non scatta mai una scintilla di solidarietà di classe. Pensati per un’uscita episodica ed estemporanea, senza quindi il ricontrollo di un progetto a più lungo termine, anche le brevi ripetizioni biografiche sullo sceneggiatore non arrivano mai a stancare arrivando anzi a possedere un'ulteriore forza descrittiva che amplifica le tare di un personaggio bellissimo e sorprendente che speriamo possa essere conosciuto dal grande pubblico grazie a questa edizione.

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