Recensione: La mano dell'orologiaio, di Jeffery Deaver

Titolo:
La mano dell'orologiaio
Autore: Jeffery Deaver
Editore: Rizzoli
Pagine: 432
Anno di pubblicazione: 2024
Prezzo copertina: 19,00 €

Una gru, una delle tante che affollano lo skyline di Manhattan, si abbatte su un cantiere edile causando morti e feriti. La dinamica del crollo non è chiara, ma una cosa è certa: non si è trattato di un incidente. La responsabilità del disastro è subito rivendicata dal Kommunalka Project, una cellula terroristica che promette di sabotare una gru ogni ventiquattr’ore se l’amministrazione cittadina non si deciderà a convertire alcune proprietà di lusso in alloggi sociali. Il sindaco non è disposto a scendere a compromessi: con i terroristi non si tratta. A chi rivolgersi, quindi, per scongiurare una potenziale catastrofe, se non alla coppia più brillante della scienza investigativa, Lincoln Rhyme e Amelia Sachs? Chiamati a collaborare alle indagini, il criminologo più famoso d’America e la moglie-collega scoprono che dietro all’incombente minaccia si nasconde il loro nemico storico, il più astuto, l’unico che sia mai riuscito a sfuggire alla cattura: Charles Vespasian Hale, alias l’Orologiaio. Tornato sulle scene dopo tanto tempo, è mosso da interessi economici e da un voto fatto a se stesso: uccidere Rhyme. Una seconda gru precipita, New York è preda del panico, il tempo scorre inesorabile. La coppia di investigatori dovrà affrettarsi, altrimenti il caos sarà totale.

Recensione a cura di Luigi Pizzi

Il sedicesimo libro della serie Lincoln Rhyme, La mano dell'orologiaio, è una complessa e avvincente caccia al serial killer che intreccia passato e presente in un gioco mortale di intelligenza e inganno. Il titolo stesso richiama il nemico più emblematico della saga, l'Orologiaio, un assassino brillante e manipolatore che aveva lasciato un'impronta indelebile nella mente dei lettori e dei protagonisti. La trama ruota attorno a un nuovo e ambizioso complotto ordito da quest'ultimo, che torna sulla scena dopo essere stato dato per morto. Il suo modus operandi è meticoloso, con crimini pianificati come ingranaggi di un orologio perfetto. Questa volta, tuttavia, l'obiettivo sembra essere più grande e più pericoloso, coinvolgendo minacce di portata globale e sofisticate tecnologie che mettono a dura prova le capacità investigative di Lincoln Rhyme e della sua squadra​. La narrazione si sviluppa attraverso molteplici colpi di scena e indagini frenetiche, mentre Rhyme e Sachs tentano di decifrare gli intricati piani del loro nemico. 


Deaver mescola magistralmente suspense, azione e dialoghi brillanti, mantenendo alta l'attenzione del lettore fino alla fine. Lincoln Rhyme è il cuore pulsante del romanzo. Nonostante le sue limitazioni fisiche, il suo acume investigativo e la sua mente analitica rimangono insuperabili. In La mano dell'orologiaio, Rhyme deve confrontarsi non solo con il ritorno del suo nemico più temibile, ma anche con i dilemmi morali e personali che derivano dall'essere un leader in situazioni così complesse. La sua personalità rigida e la dedizione alla giustizia lo spingono spesso al limite, creando tensione sia con sé stesso che con gli altri. Amelia Sachs è il contraltare perfetto di Rhyme. Agile e dinamica, è il "braccio" sul campo che traduce le intuizioni di Rhyme in azione. In questo romanzo, Sachs non solo combatte contro il tempo per fermare l'Orologiaio, ma si trova anche a fare i conti con i propri demoni interiori e le pressioni personali derivanti dal vivere all'ombra di un partner così intenso e impegnativo. L'Orologiaio è un villain tanto affascinante quanto inquietante. Rappresenta un antagonista con una mente quasi speculare a quella di Rhyme, ma applicata al male. La sua filosofia di "perfezione" lo spinge a creare scenari delittuosi che rasentano l'arte, mettendo continuamente alla prova la squadra investigativa. Nonostante la sua apparente assenza fisica, la sua "mano" è onnipresente, e la sua ombra domina l'intero romanzo​. Ron Pulaski, membro giovane ma intraprendente della squadra, fornisce una prospettiva fresca e umana. Il suo ruolo cresce in importanza, offrendo momenti di introspezione che bilanciano l'intensità delle indagini. Altri personaggi della squadra, come i tecnici forensi e gli esperti informatici, completano il quadro, evidenziando l'aspetto corale del lavoro investigativo. Il libro presenta anche figure nuove e complesse, come collaboratori inaspettati e vittime, e ogni personaggio secondario contribuisce a creare una narrazione stratificata, dove ogni dettaglio potrebbe essere cruciale.


Lo stile di Deaver è caratterizzato da precisione narrativa e una maestria nel gestire i colpi di scena, che mantengono il lettore in costante tensione. Le sue dettagliate descrizioni del processo investigativo e l'uso di tecnologie avanzate danno realismo e contemporaneità alla trama. Tematiche come il conflitto tra etica e legge, l'impatto della tecnologia sulla privacy e l'infallibilità del sistema giuridico si intrecciano con la storia, offrendo spunti di riflessione oltre al puro intrattenimento. In definitiva, La mano dell'orologiaio si distingue per la sua narrazione intricata e il ritorno di un antagonista indimenticabile, aspetti che rendono imperdibile questo nuovo capitolo della serie, adatto sia ai fan storici che ai nuovi lettori.

Jeffery Deaver è nato a Chicago nel 1950. È autore di numerosi romanzi, pubblicati in più di 150 paesi, che lo hanno consacrato maestro del thriller. Il successo mondiale è arrivato con Il collezionista di ossa (2002), il primo libro della serie con protagonista Lincoln Rhyme, da cui è stato tratto l’omonimo film con Denzel Washington e Angelina Jolie. Tutti i suoi libri sono editi in Italia da Rizzoli. Tra i più recenti, Il taglio di Dio (2018), Il gioco del mai (2019), Gli Eletti (2020) e Verità imperfette (2020).

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