Recensione: IL SILENZIO DEI VIVI di Elisa Springer

Titolo: Il silenzio dei vivi. All'ombra di Auschwitz, un racconto di morte e di resurrezione
Autore: Elisa Spinger
 
Editore: Marsilio
Pagine: 124
Anno di pubblicazione: 2015 

Prezzo copertina: 12,00 €


Il silenzio dei vivi è la drammatica testimonianza della stessa scrittrice sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz. Dei libri letti sull'argomento credo sia uno dei più significativi insieme a "Se questo è un uomo" di Primo Levi. A differenza di quest'ultimo, la scrittrice sposta l'attenzione sulle difficoltà di reinserimento sociale dopo il dramma; arriva quasi a percepire la colpa di essere viva. Il libro è diviso in cinque parti che poi corrispondono alle diverse fasi dell'esperienza: gli anni felici; nella bufera; il buio, senza speranza; la fine di un incubo; il ritorno alla vita.

Elisa Springer
Attraverso queste pagine Elisa ripercorre "gli anni felici" della sua gioventù a Vienna fino all'annesione nella Grande Germania di Hitler. L'avvento delle leggi razziali, la perdita delle libertà personali, l'inizio delle deportazioni degli uomini (il padre morirà presto in un campo di concentramento). Poi l'allargamento a tutta la popolazione ebrea e quindi il matrimonio di Elisa con un italiano per ottenere la cittadinanza. La fuga a Budapest con la madre che tuttavia viene catturata alla frontiera e, nonostante gli sforzi diplomatici, non riuscirà a ritrovare la libertà (morirà in un campo di concentramento). Quindi la fuga da Budapest per raggiungere Plovdiv (in Bulgaria). La breve permanenza in questo posto fino ad una nuova fuga in Italia, a Milano, dove Elisa, sola, rimarrà fino al giugno del 1944, svolgendo diversi lavori, prima di essere arrestata dalle SS. Da qui il trasferimento prima al carcere di Milano, poi di Como, e infine nuovamente a Milano prima di essere spedita ad Auschwitz in un convoglio bestiame (ammassati senza cibo nè acqua).

Nel campo di concentramento l'inizio vero dell'incubo con la perdità di qualsiasi senso di umanità e il processo di spersonalizzazione. Alla fine, grazie alla disperata voglia di vivere, Elisa riuscirà a superare tutto l'orrore di Auschwitz e di altri campi di concentramento dove verrà spedita: Bergen-Belsen, Raghun (sottocampo di Buchenwald), e infine Theresienstadt, liberato dai Russi il 9 maggio del 1945 ovvero 3 giorni prima della Soluzione Finale. Elisa parlerà della "mano di Dio". Ridotta ad una larva umana, 28 kg di peso e pochi capelli, debilitata nel fisico e nell'anima, Elisa torna prima a Vienna, dove verrà accolta dalla zia Lotte, e poi a Milano dove potrà ricominciare finalmente a vivere.

La scrittura adottata è semplice ma potente ed efficace; il libro è indirizzato soprattutto ai ragazzi che hanno l'obbligo di non dimenticare. Per Elisa poter scrivere questo libro ha significato poter spezzare un silenzio, un dolore interno più forte di qualsiasi maltrattamento fisico. Infatti, come dicevo in precedenza, quello che più colpisce è il grande senso di inadeguatezza, quasi di vergogna per essere riuscita a sopravvivere; la paura di non essere ascoltate e persino creduta da chi, incapace di ammettere le proprie responsabilità, preferisce negare e ignorare. Una denuncia forte che chiama in causa tutti affinchè si prenda davvero coscienza di quello che è stato e che non dovrà mai più ripetersi.

Un libro che viene spesso adottato nelle scuole ma che consiglio di leggere a tutti.

L'AUTRICE
Elisa Springer è nata a Vienna nel 1918 in una famiglia di commercianti ebrei di origine ungherese. Sopravvissuta ai campi di sterminio, nel 1946 si è trasferita in Italia.

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