Recensione: IL LIBRO SEGRETO DI SHAKESPEARE di John Underwood

Titolo: Il libro segreto di Shakespeare
Autore: John Underwood
Editore: Newton Compton

Pagine: 432
Anno di pubblicazione: 2011
Prezzo copertina: 9,90 €

Finalmente ho letto questo libro! Il romanzo era uscito contemporaneamente al film, Anonymous (trovi la recensione QUI), anche se le due storie hanno poco in comune (a parte l'identita di Shakespeare naturalmente). La prima considerazione, infatti, è che non si tratta di un romanzo storico. Il libro è un thriller costruito su una lunga e articolata ricerca storico-letteraria (alla fine del libro, cosa più unica che rara, trovate anche i riferimenti bibliografici).

Ma andiamo con ordine. Desmond Lewis, un professore controverso di letteratura inglese, famoso per sostenere teorie inusuali, telefona all'amico giornalista Jake Fleming per chiedergli di leggere il suo ultimo libro che dovrebbe contenere una verità sconvolgente. Poco dopo però, Desmond scompare nel nulla, prima di essere ritrovato morto. Jake Fleming, naturalmente, non crede alla teoria del suicidio e decide di recarsi a Londa, seguito poco dopo dalla figlia Melissa (giovane attrice e studentessa), per indagare sulla sua morte e scoprire il collegamento con la misteriosa scoperta fatta da Desmond. Jake ripercorrendo gli ultimi giorni della sua vita, parlando con le persone più vicine al professore, scoprirà che la notizia sconvolgente riguarda l'identità di William Shakespeare...

Questa in sintesi la trama del romanzo, abbastanza semplice e lineare. Partiamo con le considerazioni positive. Il libro si legge velocemente, è scritto bene e tiene incollato il lettore dall'inizio alla fine. Siamo sul filone dei romanzi complottistici, alla Dan Brown per capirci, e la teoria dell'autore nasce da una approfondita ricerca storica finalizzata ad evidenziare tutta una serie di prove a suo favore (alcune più credibili, altre meno). Personalmente sono uno dei pochi, penso, che legge questi romanzi senza fissarsi troppo sui contenuti. Questo perchè alla fine, se ci pensate bene, l'identità di Shakespeare è un mistero destinato a rimanere tale. Dunque mettere su carta delle teorie particolari non solo è lecito, ma rende anche più interessante e affascinante il personaggio. E dato che stiamo parlando di fiction, se il libro suscita l'interesse del lettore ha già raggiunto il suo scopo (come nel caso di questo romanzo).

Fin qui le cose positive. Veniamo agli aspetti meno convincenti. Come detto non mi fisso molto sui contenuti, ma nemmeno posso ignorarli completamente. Alcune teorie, infatti, non sono propriamente logiche e mi sembrano anche abbastanza superficiali (vedi il discorso dei sonetti o dell'istruzione di Shakespeare), senza entrare troppo nei particolari per non farvi perdere il gusto di scoprire da soli il romanzo. Tuttavia la cosa che mi ha convinto di meno è il finale. La parola "eccessivo" mi sembra quella più adatta alla situazione. Del resto chi legge tanto sa che difficilmente il finale può piacere a tutti o comunque essere all'altezza dell'intero romanzo.

Consigliato? Si per chi cerca un romanzo leggero, scorrevole, interessante, suggestivo e avvincente. Meno per chi non ama il genere ed è troppo legato all'aspetto contenutistico.

Per concludere, lo dico ora che sono alla prima recensione con Newton Compton, mi preme sottolineare come questa sia una delle poche case editrici a proporre sul mercato libri rilegati ad un prezzo così competitivo (8,42 € considerando lo sconto fisso, disponibile sul web, del 15%). Per non parlare delle edizioni economiche vendute ad un prezzo quasi irrisorio. Lo dico perchè chi legge molto, come il sottoscritto, sa che per acquistare i libri si spendono molti soldi e meno male che ci sono queste case editrici che permettono ai più di accedere ad un numero elevato di libri (anche e soprattutto ai classici).

L'AUTORE
John Underwood (nome di uno degli attori dei King’s Men, la compagnia di Shakespeare) è lo pseudonimo con cui Gene Ayres ha voluto firmare questo libro. Autore eclettico, ha collaborato a lungo con diverse testate americane, tra cui «Harper’s Magazine», «Running Times», «Worldwatch Magazine», e con le major cinematografiche Universal Studios e Warner Brothers. Vive a Seattle con la moglie e la figlia.

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