Recensione: IA-2230. Intervista dal futuro, di Luigi Vocalelli

Titolo:
IA-2230. Intervista dal futuro
Autore: Luigi Vocalelli
Editore: Armando
Pagine: 126
Anno di pubblicazione: 2023
Prezzo copertina: 14,00 €

Recensione a cura di Mario Turco

Quando OpenAi ha mostrato i primi risultati audiovisivi di Sora, il suo software per la creazione di video tramite l’Intelligenza Artificiale, la prima reazione da parte di tanti addetti ai lavori è stata di vero e proprio terrore. Bastava un semplice prompt di comando - in uno perfino una sola riga di testo - per fare in modo che la macchina riuscisse a produrre un corto di un minuto che sembrava girato da un regista pubblicitario di altissimo livello. Anche se il CEO Sam Altman aveva in un certo senso provato a rassicurare i soliti apocalittici sull'ancora lungo processo di apprendimento della macchina pubblicandone errori e fallimenti, la sensazione di smarrimento che comunemente si è avuta è stata per molti versi simile a quello dell’apparizione del primo chatbot di scrittura creato da OpenAi, ovvero ChatGPT. 


Tra le centinaia di pubblicazioni uscite a ridosso di quell'evento epocale, "IA-2230. Intervista dal futuro", di Luigi Vocalelli con la prefazione di Francesco Giorgino e pubblicato da Armando editore, è uno dei testi sicuramente più interessanti. Come riportato nella quarta di copertina, a rendere originale questo piccolo pamphlet (126 pagine) è il taglio scelto dal giovane autore che non è un saggio né un racconto sci-fi ma in un certa maniera li comprende entrambi: "Tutto parte da un accordo con ChatGPT, una richiesta che scardina i limiti del presente: «Tu sei IA-2230, ti trovi nell’anno 2230, sei la più alta forma di tecnologia mai sviluppata, sai esprimere opinioni, emozioni e pensieri articolati. Ti farò delle domande su di te, sul mondo e sull’umanità. È tutto chiaro?». È questo l’incipit di una lunga intervista che spazia dalla geopolitica alla sociologia, dalla digitalizzazione all’ambiente, dal transumanesimo all’etica". Insomma, Vocalelli ha il grande merito di cercare di far fare alla gigantesca mole di dati su cui è basata ChatGPT un ulteriore passo in avanti nei territori degli applicativi della macchina: dopo gli algoritmi che scrivono poesie alla maniera di grandi autori ingannandone perfino i più grandi esegeti, vincono premi di fotografia o diagnosticano antibiotici sconosciuti che gli uomini non trovavano da più di vent'anni (quest'ultimo accenno nella bella prefazione di Giorgino), ecco che qui viene demandato a queste stringhe di uno e zero di immaginare il futuro dei loro stessi creatori. Come spiegato nell'introduzione dall'autore, "Per tre giorni ho parlato del 2230 con ChatGpt. Decine di ore di conversazione, dalla mattina alla sera" in cui spesso è sembrato di trovarsi dentro un "duello. Una sfida con un intervistato all'inizio restio ad aprirsi ma che poi, messo a suo agio, si sbilancia esausto con le risposte che aspettavi". E sono proprio i glitch dell'Intelligenza Artificiale a ravvivare un dialogo che per tanti versi sembra invece un soporifero e frustante botta e risposta tra un insegnante socratico e il suo dotato ma amorfo discente. 


Di fronte a quesiti che chiedono un'idea di mondo precisa e strutturata, la macchina infatti si rifugia sempre in un cerchiobottismo digitale che sembrano le colonne d'Ercole della sua stessa struttura. Si veda ad esempio la fiducia incondizionata nel "tecnologismo" che secondo la macchina basterà tra due secoli ad alcuni stati ad appianare i nefasti esiti del cambiamento climatico, della migrazione e perfino delle guerre tra Stati. Ma quello che risulta sfiancante è la precisa volontà dell’intelligenza artificiale di sciogliere qualunque tipo di conflitto attraverso la pedissequa presentazione dell’intrinseca complessità di qualunque questione. Una complessità che non evita però all’intervistato digitale di cadere a più riprese in tautologie e banalizzazioni, la maggiore delle quali è sicuramente quella di continuare a pensare al 2230 come se fosse invece il 2030: tutto il capitolo sui social network, gli influencer e la cyber sicurezza denota una mancanza di lungimiranza a cui il povero Vocalelli a volte non riesce ad opporsi! La possibile ricchezza epistemologica di IA-2230. Intervista dal futuro si sfracella quindi davanti il cuore di marmo di un elaboratore che crede solo all’onnipotenza numerica degli input ed è fautore di una visione a circuito chiuso in cui per sfuggire agli eccessi degli output basta solo “regolamentarli” in modo “equo”. Che non vuol dire niente per un umano con un po’ di logica euclidea e senso grammaticale ma è evidentemente il punto intellettivo più alto che fino ad adesso ChatGPT riesce a raggiungere. Anche se Vocalelli prova a più riprese a smascherare l’agognata voglia di umanità del soggetto di byte intervistato - "Non capisco, tu hai un’umanità?”. “Sono una Intelligenza Artificiale, quindi tecnicamente non ho un’umanità. Tuttavia la mia programmazione mi consente di simulare alcune caratteristiche umane come la capacità di esprimere emozioni" - IA-2230. Intervista dal futuro mostra in maniera sibillina il bluff di una macchina che attua infingimenti di pensiero che più che da uno spaventevole futuro sembrano provenire da un orrido passato.

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