Recensione: Mio carissimo amico. Le lettere fra l’autore dell’«Isola del tesoro» e il creatore di «Peter Pan», di Robert Louis Stevenson, James Matthew Barrie, Priscilla Gaetani (curatore)

Titolo:
Mio carissimo amico. Le lettere fra l’autore dell’«Isola del tesoro» e il creatore di «Peter Pan»
Autore: Robert Louis Stevenson (Autore), James Matthew Barrie (Autore), Priscilla Gaetani (Curatore)
Editore: Lorenzo de Medici Press
Pagine: 96
Anno di pubblicazione: 2024
Prezzo copertina: 15,00 €

Recensione a cura di Mario Turco

Di rapporti epistolari tra scrittori e i propri partner la letteratura è stracolma: dalle lettere che Sibilla Aleramo e Dino Campana si scambiavano focosamente a quelle altrettanto appassionate dei coniugi Fitzgerald, dalle missive piene di voluti fraintendimenti che Franz Kafka inviava a Milena Jesenská Pollak a quelle che Albert Camus scriveva da adultero all'attrice Maria Casarès. Meno numerose e meno celebri, almeno per il grande pubblico, sono invece le corrispondenze che autori e saggisti intrattengono con loro pari sia per meri rapporti amicali che magari per ammirazione comune. Uno strano e fecondo scambio epistolare che incorporò entrambi questi casi è al centro di "Mio carissimo amico. Le lettere fra l'autore dell'«Isola del tesoro» e il creatore di «Peter Pan»", introdotto, tradotto e curato da Priscilla Gaetani e pubblicato da Lorenzo de Medici Press. 


Come dice la quarta di copertina, il libro traduce "in italiano per la prima volta le lettere fra i due più grandi scrittori scozzesi fra Otto e Novecento: Robert Louis Stevenson e James Matthew Barrie. Uno scambio di lettere dove la raffinata scrittura evidenzia un'amicizia profonda e sincera. I due scrittori si scambiano opinioni sulla letteratura, sugli autori loro contemporanei e, pur se non riuscirono mai ad incontrarsi, scherzano sulle rispettive vite e famiglie con divertita e sorprendente intimità". Come quasi in ogni raccolta di lettere private non pensate per la pubblicazione, le sedici qui editate hanno un relativo, spiace constatarlo, valore letterario rappresentando invece un ben più corposo ausilio allo studio biografico dei due scrittori: la corrispondenza tra i due li fotografa infatti quando Barrie, di dieci anni più giovane di Stevenson e verso il quale nutre venerazione e un affetto quasi filiale, scrive al suo maestro da Kirriemuir, tipico paesino della Scozia, progettando un vaghissimo viaggio a Upolu, la principale delle Isole Samoa dove l'autore de “L'isola del tesoro” si era stabilito con la famiglia. Innanzitutto, come nota puntualmente Gaetani nella sua introduzione, "dalle lettere e in questi scambi di battute emerge infatti una caratteristica fondamentale che entrambi gli scrittori avevano in comune: l'umorismo". Proprio il tono sarcastico e spesso volutamente non-sense, di stampo tipicamente britannico, che Stevenson e Barrie usano nelle rispettive epistole rappresenta il pregio e il maggior limite di questa lettura: se da una parte si sorride spesso ai frequenti giochi linguistici messi in atto dai due, dall'altra si ha volte la sensazione di essere tagliati fuori da un'intimità che il sarcasmo personalissimo e non universale - tipico degli uomini di lettere che vogliono apparire intelligenti ai loro colleghi anche nelle corrispondenze più scanzonate - di due scrittori fieramente scozzesi accentua. 


In questa raccolta non mancano comunque momenti interessanti, quasi sempre riservati alle rispettive allergie di gusto letterario e ai progetti in divenire delle loro opere. Scrive ad esempio Stevenson riguardo la nota antipatia verso il poeta e romanziere Thomas Hardy: “Caro signor Barrie... ho sempre creduto che la parte più dura del destino di un uomo di lettere fosse quella di avere pochi libri da leggere. Persino Hardy mi ha deluso quest’ultima volta, con Tess of the D’Urbevilles, per essere, per quanto ho potuto leggervi, così genuinamente languido e falso verso ogni fatto e principio della natura umana che Hardy dovrà riprendersi in almeno due opere prima che io possa perdonarlo". Ma in "Mio carissimo amico. Le lettere fra l'autore dell'«Isola del tesoro» e il creatore di «Peter Pan»" a predominare è, come detto, un sentimento di autentica simpatia professionale e soprattutto umana. I due grandi scrittori si scambiano informazioni, aneddoti e fotografie sulle rispettive famiglie arrivando persino a darsi nomignoli affettuosi quali Allahakbarrie e Tusi Tala, il primo utilizzato dalla squadra di cricket da Barrie, il secondo, ovvero “raccontatore di storie", è il nome samoano con cui Stevenson era riconosciuto sia all’interno del suo variopinto focolare domestico che presso i nativi. Così il libro curato da Priscilla Gaetani – naturalmente non per demerito suo ma del materiale di partenza - si rivela una lettura fin troppo effimera e leggera che avrebbe meritato magari un apparato critico un po’ più robusto di una semplice introduzione che potesse gettare maggiore luce sui riferimenti personali e sociali dell’epoca.

Robert Louis Stevenson (1850-1894) è uno dei grandi classici della letteratura di lingua inglese. Autore di romanzi come L’isola del tesoro e Il Signore di Ballantrae diede vita a racconti memorabili fra cui spicca Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde. Fu anche autore di storie ambientate nella Polinesia in cui trascorse gli ultimi anni della sua breve esistenza.

James Matthew Barrie (1860-1937), romanziere e drammaturgo, deve la sua fama imperitura alla creazione del personagio di Peter Pan che, nella serie di romanzi e racconti a lui dedicati, rimane il suo massimo capolavoro. Scrisse altre raccolte di racconti per adulti e ragazzi. Robert Louis Stevenson disse di lui: «Io sono un artista, lui è un genio».

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