Titolo: Sono troppo io!
Autore: Daniele Nicastro, Carolina Grosa
Editore: Lapis
Pagine: 280
Anno di pubblicazione: 2025
Prezzo copertina: 13,50 €
Daniele Nicastro, autore di romanzi dallo stile vivace e realistico, ha cominciato a raccontare storie da giovanissimo e col tempo ne ha fatto un mestiere. Dopo l’esordio con Grande, per Einaudi Ragazzi, non ha mai smesso di scrivere pubblicando, anche sotto pseudonimo, più di quaranta libri. Il suo Fino all’ultima challenge, edito da Lapis e finalista Premio Bancarellino 2024, ha incontrato un grande favore di pubblico dentro e fuori la scuola.
Carolina Grosa, laureata in Design della comunicazione visiva presso lo IED di Torino, lavora per alcuni dei più importanti editori italiani come illustratrice, senza mai trascurare la passione per la grafica pubblicitaria e le passeggiate in montagna.
Autore: Daniele Nicastro, Carolina Grosa
Editore: Lapis
Pagine: 280
Anno di pubblicazione: 2025
Prezzo copertina: 13,50 €
Acquista su Amazon: https://amzn.to/47F4Ryo
Recensione a cura di Luigi Pizzi
Sono troppo io di Daniele Nicastro è uno di quei romanzi per ragazzi che sembrano partire in sordina e invece, pagina dopo pagina, ti afferrano con una voce limpida e necessaria. Alex ha nove anni, una mente che corre più veloce del corpo, quaderni pieni di cancellature e una scia di “stai fermo!”, “concentrati!”, “non distrarti!” che lo accompagna a casa e in classe. Nessuno gli spiega davvero come si fa a stare dentro le righe; allora lui decide di usare il “metodo scientifico” imparato a scuola: osservare, annotare, sperimentare la propria vita come fosse un laboratorio, per capire perché il mondo gli va sempre mezzo passo più avanti o più di lato.
La forza del libro sta nel modo in cui trasforma la quotidianità di Alex in una narrazione piena di ritmo: le chiavi perse, i compiti dimenticati, le scivolate nei pensieri, gli amici che a volte ti capiscono e a volte ti voltano le spalle, la maestra che legge prima la marachella e solo dopo il bambino. C’è ironia, c’è tenerezza, ma soprattutto c’è una verità che non fa sconti: crescere significa trovare un linguaggio per dire quello che si è — anche quando gli adulti attorno ti guardano come se fossi “troppo”. Il romanzo non cerca etichette facili, però suggerisce un nome possibile a quell’energia che travolge e disordina (forse ADHD, forse una somiglianza col papà): l’importante è che, chiamandola, smetta di sembrare un mostro e inizi a diventare una risorsa. Nicastro scrive con una grazia operosa: frasi corte, caprioli comiche, lampi di poesia. È bravissimo a far sentire il lettore “dentro” la testa di Alex — una testa affollata, magnetica, capace di collegare in un attimo un’idea divertente, un imprevisto e una memoria che punge — e a restituire il modo in cui l’infanzia pensa davvero, per salti più che per linee dritte. L’effetto è che il libro scorre veloce ma lascia segni precisi: il riso dove serve, il nodo in gola quando gli adulti non vedono, la soddisfazione quando una piccola strategia funziona per davvero.
Sono troppo io di Daniele Nicastro è uno di quei romanzi per ragazzi che sembrano partire in sordina e invece, pagina dopo pagina, ti afferrano con una voce limpida e necessaria. Alex ha nove anni, una mente che corre più veloce del corpo, quaderni pieni di cancellature e una scia di “stai fermo!”, “concentrati!”, “non distrarti!” che lo accompagna a casa e in classe. Nessuno gli spiega davvero come si fa a stare dentro le righe; allora lui decide di usare il “metodo scientifico” imparato a scuola: osservare, annotare, sperimentare la propria vita come fosse un laboratorio, per capire perché il mondo gli va sempre mezzo passo più avanti o più di lato.
La forza del libro sta nel modo in cui trasforma la quotidianità di Alex in una narrazione piena di ritmo: le chiavi perse, i compiti dimenticati, le scivolate nei pensieri, gli amici che a volte ti capiscono e a volte ti voltano le spalle, la maestra che legge prima la marachella e solo dopo il bambino. C’è ironia, c’è tenerezza, ma soprattutto c’è una verità che non fa sconti: crescere significa trovare un linguaggio per dire quello che si è — anche quando gli adulti attorno ti guardano come se fossi “troppo”. Il romanzo non cerca etichette facili, però suggerisce un nome possibile a quell’energia che travolge e disordina (forse ADHD, forse una somiglianza col papà): l’importante è che, chiamandola, smetta di sembrare un mostro e inizi a diventare una risorsa. Nicastro scrive con una grazia operosa: frasi corte, caprioli comiche, lampi di poesia. È bravissimo a far sentire il lettore “dentro” la testa di Alex — una testa affollata, magnetica, capace di collegare in un attimo un’idea divertente, un imprevisto e una memoria che punge — e a restituire il modo in cui l’infanzia pensa davvero, per salti più che per linee dritte. L’effetto è che il libro scorre veloce ma lascia segni precisi: il riso dove serve, il nodo in gola quando gli adulti non vedono, la soddisfazione quando una piccola strategia funziona per davvero.
Una menzione merita anche l’oggetto-libro: illustrazioni di Carolina Grosa che alleggeriscono senza mai infantilizzare, e un font ad alta leggibilità che rende la porta ancora più aperta per chi fatica con la lettura — scelta editoriale intelligente e coerente con il cuore del racconto, perché qui l’inclusione non è slogan ma pratica. Età di lettura consigliata da 8 anni, ma la verità è che Alex parla a chiunque abbia provato almeno una volta la sensazione di “uscire dai bordi”. Quello che resta, chiuso il libro, è la conquista più semplice e più difficile: la scoperta che il “troppo” di Alex non è un difetto da limare, bensì una direzione da imparare a guidare — con strumenti, alleanze, pazienza. È un romanzo che non fa la morale, ma insegna con l’esempio a cambiare sguardo: dagli errori ai tentativi, dalla colpa alla strategia, dall’etichetta alla persona. E quando un libro per ragazzi riesce a farlo con questa naturalezza, senza prediche e con tanta vita, la sensazione è di aver incontrato una storia che aiuta davvero a crescere — i bambini, certo, ma anche gli adulti che li accompagnano.
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Carolina Grosa, laureata in Design della comunicazione visiva presso lo IED di Torino, lavora per alcuni dei più importanti editori italiani come illustratrice, senza mai trascurare la passione per la grafica pubblicitaria e le passeggiate in montagna.

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