Recensione: LA VIGILIA DI NATALE di Camillo Boito e Patrizia Violi

Titolo: La vigilia di Natale  
Autore: Camillo Boito, Patrizia Violi  
Editore: Graphe.it  
Pagine: 60  
Anno di pubblicazione: 2015
Prezzo copertina: 5,00 €

Recensione a cura di Eleonora Cocola

Si avvicinano le feste e la Graphe.it torna a proporre i suoi racconti a tema natalizio. Questa volta le due penne che si alternano sono quella di Camillo Boito, architetto e scrittore vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, e Patrizia Violi, giornalista, blogger e scrittrice contemporanea. Protagonista è la Vigilia di Natale: il classico momento per godere del calore della famiglia, per rinnovare gli affetti celebrando insieme la festa più importante dell’anno; per i bambini è la notte magica
dell’attesa e dei regali.

Ecco cosa richiama alla mente al primo impatto questo libriccino, che introduce il lettore al tema con una copertina spiccatamente natalizia e con una poesia di Ambrogio sul miracolo della Natività. Poi però sorprende con i due racconti, Notte di Natale di Boito e Arrivederci e buon Natale della Violi, che del tipico spirito buonista che si respira durante le feste non hanno proprio nulla.

Affiancare due autori così diversi e lontani nel tempo non è un’operazione particolarmente facile e scontata; in questo caso la lontananza temporale che li separa è compensata da una comunanza geografica: entrambi i racconti sono ambientati a Milano; e anche se il capoluogo lombardo di fine Ottocento era certamente diverso da quello di oggi, c’è qualcosa che non cambia mai: i milanesi lo sanno, quanto ci si può sentire soli in questa città; specie se è Natale, e il calore delle case piene di gente che festeggia non riesce proprio a entrarti nell’anima e a colmare il vuoto che senti mentre cammini tra le strade fredde e deserte. Il protagonista di Boito soffre la solitudine causata dal lutto, quello della Violi il disagio contemporaneo del lavoro che scarseggia e dell’impasse del vivere ancora con la mamma a quasi quarant’anni. E per quanto i due autori siano diversissimi, per quanto le due storie siano caratterizzate da stile, premesse e conclusioni differenti (aspra e punitiva una, aperta e cautamente speranzosa l’altra), qualcosa in comune oltre all’ambientazione ce l’hanno: è il serpeggiare di un senso di straniamento, di un malessere che ha a che fare con la solitudine e col dolore, con l’inquietudine e con l’insoddisfazione; e in entrambi i casi lo sfondo milanese non è una mera ambientazione, ma sembra avere parte attiva nell’influenzare lo stato d’animo dei personaggi.

Un’ultima notazione, La vigilia di Natale è anche un oggetto particolarmente grazioso, un pensiero perfetto da regalare agli amici più raffinati o, vista la sua aurea bravitas, come originale biglietto d’auguri.

Un libro che consiglio di abbinare con un bel film francese del 2008, Racconto di Natale, scritto e diretto da Arnaud Desplechin. Abel e Junon hanno due figli, Joseph e Elizabeth. Il primogenito è colpito da una rara malattia genetica, solo un trapianto di midollo osseo lo può salvare. Purtroppo né i genitori né la sorella, sono compatibili, decidono quindi di concepire un terzo figlio nella speranza di salvare il primo. Ma anche il piccolo Henri risulta essere incompatibile: Joseph muore a soli sette anni e la famiglia non si riprenderà mai completamente dalla tragedia...


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