Recensione: I racconti della bestia, di Aleister Crowley

Titolo
: I racconti della bestia
Autore: Aleister Crowley
Editore: Agenzia Alcatraz
Pagine: 172
Anno di pubblicazione: 2025
Prezzo copertina: 16,00 €

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Recensione a cura di Mario Turco

"La stanza era annebbiata da un incenso irrespirabile: zafferano, opoponax, galbano, muschio e mirra, con la purezza dell’ultimo ingrediente come una maledizione, la beffa finale; allo stesso modo in cui un degenerato insulterebbe Raffaello mettendolo in una stanza consacrata alla dissolutezza. La ragazza era alta e di corporatura elegante, snella come una cacciatrice. Portava un vestito aderente di seta marrone con riflessi dorati che si intonavano, senza potervi rivaleggiare, ai ricci che le incorniciavano il viso e splendevano e sibilavano come serpenti. Il viso era di una delicatezza greca; ma cosa vi significava una tale espressione? La bocca di un satiro o di un diavolo. Era piena e forte, ricurva due volte, gli angoli all’insù, di un viola irato, con le labbra piatte. Il sorriso era come la smorfia di una bestia feroce. Era in piedi, col violino in mano, davanti al muro, su cui si trovava un grande pannello a mosaico; molti quadrati e molti colori. Sui quadrati c’erano delle lettere in una lingua sconosciuta. Iniziò a suonare, gli occhi grigi fissi su un quadrato al cui centro si trovava questo carattere: N.”. 


Basterebbe questa lunga citazione, tratta dalla prima delle opere presenti nel libro di cui andremo a parlare, per suggerire l'interesse insito nella lettura di "I Racconti della Bestia", di Aleister Crowley pubblicato da Agenzia Alcatraz con la traduzione di Luca Baldoni. Questa raccolta di dieci racconti, realizzata dai curatori Jacopo Corazza e Gianluca Venditti facendo una cernita all'interno del corpus di circa sessanta scritti dal celeberrimo esoterista britannico, riesce nell'intento dichiarato dalla quarta di copertina, ovvero attuare "una (ri)scoperta necessaria che trascende i limiti della stravaganza da gabinetto delle curiosità". Il primo dei fraintendimenti da smontare è, ovviamente, quello inerente la pericolosità demoniaca che si potrebbe celare dietro il lascito letterario de “L'uomo più malvagio del mondo”, come è stato definito con troppa generosità dai suoi detrattori nel corso dei passati decenni e dai sopravvissuti odiatori dell’oggi. I Racconti della Bestia è, infatti, una crestomazia sorprendente che riesce, pur nella brevità delle sue 167 pagine in formato tascabile arricchite da arabeschi tematici, a dare conto dell'ampiezza degli stili e degli interessi del suo autore. Spesso esperimenti creativi d'indole misticheggiante - "Il colore dei miei occhi" mette in scena un ermetico dialogo tra Dio e l’arcangelo Sandalfon sui misteri della Creazione - o giochi grotteschi - “Al buio”, spacciato per una storia realmente accaduta, è una rivalsa narrativa nei confronti soprattutto del poeta W.B. Yeats, definito “poetastro, mago dilettante… affetto da una cupa gelosia per un uomo più giovane e di gran lunga miglior poeta”! -, variano con gustoso eclettismo sino ad arrivare a due gran belle sortite nella narrativa più propriamente di genere. “Il cacciatore di anime” è, infatti, un riuscito mix stevensoniano/shelleyano in cui tramite stralci in prima persona del diario del sadico scienziato protagonista, il dottor Lee, veniamo a conoscenza dei suoi sinistri tentativi di scindere l'anima dal corpo della sfortunata vittima. Anche “La Faccia”, incentrato sullo strano omicidio-suicidio d’un ricco e altero medico cinese specializzatosi in Inghilterra, tratta di una vendetta soprannaturale che sembra uscita dalla mente di Stephen King o Joe R. Lansdale. La decadente e arzigogolata scrittura di Crowley eleva anche i capricci personalistici – “La violinista”, ode dark alla sua amante Leila Wadell, o “Queste cose sono un’allegoria”, fulminante apologo simbolico in cui si dispiegano alcune delle caratteristiche della religione Thelema, da egli creata –, facendo piuttosto rammaricare della mancata volontà di rendere queste opere più strutturalmente coese. 


A metà strada tra squarci lirici e abbozzi narrativi, I Racconti della Bestia riescono quindi ad evocare sulla carta lo straordinario e sulfureo mondo culturale del suo autore facendo un’operazione, in questo senso, non dissimile dal recupero di un altro autore maledetto come De Sade. Dobbiamo bruciare Crowley? - sembra, a distanza di decenni dall’analoga domanda posta da Simone De Beauvoir sullo scrittore francese, chiedersi nella prefazione anche Steve Sylvester, cantante dei Death SS: la risposta dopo questa lettura è stentoreamente negativa, anche perché c’è il rischio di aprire abissi dimensionali che erano in realtà stati pianificati da chi si era concesso volutamente al rogo...

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