La recensione di "Springsteen - Liberami dal nulla", di Scott Cooper nelle sale italiane dal 23 ottobre distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures
Recensione a cura di Mario Turco
"Springsteen - Liberami dal nulla", di Scott Cooper nelle sale italiane dal 23 ottobre distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures si concentra difatti su un periodo particolare della vita di Bruce Springsteen, eleggendolo a specchio simbolico della sua caratura di uomo e rockstar. Il film si apre su uno dei famosi - mai sotto le tre ore di durata e con performance fisiche degne di un atleta olimpionico - concerti del musicista, quello di Cincinnati del 1981, in cui il Boss (Jeremy Allen White) sembra già avviato sulla strada della leggenda: ha 31 anni, l'ultimo album The River ha avuto importanti riscontri e adesso è chiamato alla definitiva ascesa nell'olimpo dei miti da egli amati in gioventù, da Elvis a Little Richard. Ma l'uomo che non ha ancora nulla di suo e che continua a dire ai propri discografici che gli impongono la creazione di hit che "Le cose sbagliate mi sembrano giuste" è imbozzolato in una crisi depressiva di stordente annichilimento: il passato col padre violento e ubriacone lo tormenta (i flashback in bianco e nero nel 1957 a Freehold, la città del New Jersey in cui ha vissuto da piccolo e in cui andava perfino a riprendere il genitore dai bar dove andava a gozzovigliare) e anche il processo creativo è arrivato a una stasi rischiosa per il prosieguo stesso della carriera. Rifugiatosi in una casa in mezzo al nulla, Springsteen si crea un piccolo e amatoriale studio nella camera da letto scrivendo canzoni ispirate dalla visione del film "La rabbia giovane" e, soprattutto, della reale vicenda che fece da ispirazione al capolavoro di Terence Malick. Il malessere muto che lo accompagna gli fa nel frattempo affondare perfino la relazione con Faye (Odessa Young) mentre in ambito musicale soltanto il prezioso intervento dell'amico e manager Jon Landau (Jeremy Strong) lo salva dalla spirale dell'autodistruzione. Il prodotto catartico di questa profonda crisi è lo straordinario album acustico Nebraska, 12 tracce che pur avendo spesso la qualità di registrazione demo e non avendo l'accompagnamento di tour, singoli e interviste, rappresenteranno la definitiva maturazione folk del Boss...
Basato sull'omonimo libro scritto da Warren Zanes, qui anche produttore e a suo tempo musicista (si vede soprattutto nel coinvolgente feticismo con cui la sceneggiatura racconta l'analogica impresa di riversare il contenuto della musicassetta "senza custodia" mantenendone eco e imperfezioni), il film di Cooper è innanzitutto una coinvolgente e sentita analisi sul male oscuro che per decenni ha attanagliato il suo protagonista. Attento a restituire tutti gli effetti del silente dolore che angustia una rockstar che solo sul palco trova la sua joi de vivre – significative le irrinunciabili schitarrate al locale di provincia dove, pur di suonare, si ritaglia un ruolo defilato -, il regista statunitense filma una ballata talmente malinconica e partecipata sentimentalmente che potrebbe essere scaturita dalle liriche dello stesso Springsteen piuttosto che essere il resoconto di quella determinata fase della sua vita. Springsteen - Liberami dal nulla ha un cuore grandissimo al suo interno: nella descrizione dei tormenti del protagonista lo sguardo della MdP è sempre composto, abile nel rifiutare eccessi melodrammatici e vicino non solo esteticamente (White assomiglia al cantante ma ha uno sguardo fuggevole che è un gran tocco interpretativo) ma soprattutto emozionalmente. I due rapporti umani del Boss, ovvero quello col padre e quello col manager, riescono a viaggiare con equilibrio nelle quasi due ore di durata del film senza sovrapporsi, ritagliandosi ognuno una scena di straordinaria catarsi. La mano stretta tra Landau e un Boss affranto ai piedi del letto, e il 32enne idolo delle folle che sale per la prima volta sulle ginocchia di un padre in cerca di redenzione sono infatti due dei momenti più carichi di lacrime che il cinema ci ha proposto negli ultimi anni.